“Non si capisce niente”. “Non so quanto devo pagare effettivamente”. “Quando mi hanno proposto l’offerta ho accettato, poi in bolletta ho trovato un altro importo”. Sono queste le frasi più ricorrenti degli utenti alle prese con le sempre più enigmatiche e incomprensibili bollette energetiche. E adesso, finalmente, arriva l’Antitrust a bacchettare i furbetti e a mettere nero su bianco le fregature mascherate che vengono propinate ai cittadini. I gestori di energia, infatti, sono stati accusati, in un’audizione in Senato, di emettere bollette poco trasparenti e comprensibili. Come riporta Il Tempo, secondo il capo di gabinetto dell’Antitrust, Enrico Quaranta, “la complessità e articolazione della bolletta elettrica è tale da compromettere significativamente la trasparenza e la comprensibilità delle fatture per l’utenza”.
E in quest’ottica “l’aumento dell’incidenza degli oneri di sistema sulla spesa complessiva ha un impatto rilevante sul processo di liberalizzazione del mercato della vendita al dettaglio di energia elettrica, visto che incide negativamente sulla scelta e sulla comprensione delle offerte da parte dei clienti finali”. Anche la struttura di costo della bolletta, a giudizio dell’Antitrust “determina un’alterazione delle scelte dei consumatori, che devono assumere le proprie decisioni senza avere piena consapevolezza di quale sia il reale costo del servizio che stanno acquistando e dei reali vantaggi economici sottostanti la scelta di cambiare operatore”.
Il costo del servizio di fornitura di energia per l’utenza, ha ricordato Quaranta, è formato da quattro componenti principali: spesa per la materia energia; spesa per oneri di sistema (e qui si deve andare ad agire, riprendendo la vecchia proposta del senatore Paragone che ricorderemo più avanti), spesa per il trasporto e la gestione del contatore, totale imposte e Iva. Gli oneri generali di sistema, in particolare, “sono componenti tariffarie il cui gettito, di natura parafiscale, è destinato alla copertura di costi necessari per il conseguimento di obiettivi di interesse generale per il sistema elettrico”, ha sottolineato Quaranta. Tuttavia “nel corso degli anni vi è stato un progressivo incremento della spesa per oneri di sistema nel settore elettrico, soprattutto a causa della necessità di un sempre maggiore gettito per far fronte ai diversi obiettivi cui essi sono destinati (la crescita più significativa è imputabile all’aumento del fabbisogno necessario al sostegno alle fonti rinnovabili), il che ha comportato anche un aumento dell’incidenza di questa componente sulla spesa assoluta per il servizio di vendita dell’energia”.
E a tale proposito, come si diceva, ricordiamo la proposta del senatore Paragone per abbassare il costo delle bollette. Il 1 gennaio 2016 è entrata in vigore la riforma della tariffa elettrica, che ha interrotto la progressività del costo del chilowattora con la crescita dei consumi. Con questo sistema di tariffazione, infatti, le tariffe sono diventate uguali per tutti, rimuovendo la progressività in base ai consumi. Dal 2016 in poi, quindi, sono stati sfavoriti quei consumatori attenti a tenere bassi consumi, poiché i costi fissi vengono addebitati a prescindere dal consumo e dall’utilizzo che un utente fa della rete.
Il Senatore Paragone si è scagliato contro questa riforma: “Noi paghiamo gli oneri di sistema che sono spropositati rispetto al consumo effettivo di energia. Non è più come prima, dove se tu risparmiavi sulla luce pagavi di meno, se adesso consumi di più tutto sommato non fa differenza. Inutile fare mille campagne su Greta, green e ambiente quando basterebbe prendere quella riforma, buttarla nel cestino e tornare al vecchio principio: quello per cui, se tu consumi di meno, in bolletta paghi di meno”. Quella del caro bollette per Paragone è una battaglia sacrosanta che porta avanti da tempo. Come spiegava Paragone presentando la sua proposta di riforma, analizzando una bolletta, viene spontaneo chiedersi come mai con un costo effettivo così basso vengano aggiunte delle imposte di oneri e trasporto cosi alti. L’anomalia è lampante e una modifica di questa situazione ormai stancante è doverosa. Ora anche l’Antitrust ha svelato la magagna. Sarà la volta buona per intervenire seriamente e far risparmiare i cittadini?
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