Ci hanno raccontato per mesi la favoletta di un Paese concorde con le scelte dei propri governanti, con la sola eccezione di qualche testa calda, fortunatamente rara come mosche bianche. E invece, nonostante la complicità di gran parte della stampa, ecco che Draghi e i suoi ministri si sono trovati di colpo a fare i conti con un malcontento crescente, palpabile, quello di una popolazione che non ne può più di restrizioni e ricatti e chiede di tornare finalmente a una vita normale. Nel mirino, in particolare, un Green pass che nega diritti e libertà ai non vaccinati, declassati ufficialmente a cittadini di serie B.
Nelle scorse ore, oltre 1000 tra docenti, ricercatori e tecnici degli atenei di tutta Italia hanno così firmato un appello rivolto al presidente del Consiglio, chiedendo lo stop al Green pass e alle nuove restrizioni che prevedono, tra l’altro, l’obbligo di vaccinazione per tutti gli italiani con più di 50 anni: “Non vi sono basi scientifiche per questo ennesimo inasprimento né per l’escalation di violenza verbale e attacchi pretestuosi verso la minoranza di coloro che, per vari motivi hanno scelto di non vaccinarsi”.
Come riportato dal Fatto Quotidiano, gli esperti hanno anche puntato il dito contro i farmaci anti-Covid, sprovvisti “delle adeguate garanzie di sicurezza ed efficacia”. L’obbligatorietà, dunque, è una misura “lesiva di diritti e libertà fondamentali costituzionalmente garantiti”, oltre che di repressione del dissenso. Una lettera arrivata a poche ore di distanza da un altro appello, quello lanciato attraverso le pagine del Corriere della Sera dalla scrittrice Susanna Tamaro che, rivolgendosi anche lei a Draghi, ha chiesto l’abolizione di un Green pass che “limita l’Italia”: “Per liberare le sue forze creative, il Paese ha bisogno di essere sollevato dall’ossessione dei decreti”.
Tante iniziative che testimoniano il clima di frustrazione degli italiani, sempre più insofferenti di fronte a un governo che continua a rimandare a tempo indeterminato il momento degli attesi allentamenti nelle restrizioni. La grande adesione alle manifestazioni organizzate nei giorni scorsi a Roma e Milano da Italexit, il partito fondato dal senatore Gianluigi Paragone, è la conferma di un dissenso crescente, sempre più forte. E dell’imbarazzo di una parte della stampa, quella asservita alla politica, che ora fatica a parlare dei soliti “quattro gatti”.
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