A parole, gli esponenti giallorossi hanno parlato di un incontro costruttivo sul fronte Autostrade, una delle spine più dolorose con le quali il governo è ancora costretto a fare i conti. La realtà, però, è che il vertice tra il premier Conte, il ministro delle Infrastrutture De Micheli, quello dell’Economia Gualtieri e i capi delegazione dei partiti che compongono l’attuale esecutivo è stato l’ennesimo buco dell’acqua, come ormai da mesi a questa parte. Si è parlato di un clima costruttivo, di accordo vicino. Ma la verità è che l’unica certezza, al momento, è che l’idea della revoca delle concessioni sarà definitivamente accantonata.
Nonostante una parte del Movimento Cinque Stelle, quella che non si è ancora rassegnata a tradire l’ennesima promessa fatta agli elettori, insista sulla necessità di revocare le concessioni autostradali al gruppo della famiglia Benetton, la linea verso la quale il governo si sta ormai orientando è un’altra: mantenere i privilegi di Atlantia con però un taglio delle tariffe e la perdita della quota dei controllo dei Benetton stessi in Aspi. Con l’ingresso nel capitale della Cassa Depositi e Prestiti e di alcuni fondi previdenziali, infatti, il controllo degli imprenditori scenderebbe al 30-40%. Idea che piace a Renzi, piace a Zingaretti e piace soprattutto a Conte, che si è fatto carico della mediazione.
Nei prossimi giorni ci sarà l’ennesimo vertice, anche questo annunciato come decisivo e anche questo candidato a terminare con un nulla di fatto. La parte rossa dell’esecutivo è però concorde nel non rischiare: un’eventuale revoca delle concessioni aprirebbe un contenzioso legale destinato a durare in eterno o quasi, con il pericolo più che concreto di dover comunque sborsare una bella cifra a favore di Atlantia. Eventualità sufficiente a far dimenticare a tutti i toni utilizzati a ridosso della tragedia del Ponte Morandi di Genova, quando la rabbia per quelle 43 vittime di una gestione scriteriata delle nostre autostrade aveva spinto molti onorevoli a tuonare contro i Benetton minacciando conseguenze pesanti e imminenti. Pazienza, acqua passata.
Il nuovo piano, ancora non del tutto definito ma sempre più solido, prevederà una riduzione dei pedaggi per i nostri automobilisti del 5%, un piano di investimenti corposo da mettere in atto nei prossimi anni e il piccolo passo indietro dei Benetton, che perderanno la maggioranza delle quote di Autostrade per l’Italia. In fondo, i grillini potranno pur sempre dire agli elettori di aver raggiunto il loro obiettivo, quello di indebolire la famiglia considerata responsabile del crollo del Morandi. Alla quale resteranno le concessioni ma, formalmente, avrà pagato per i suoi peccati. Poi sarà la volta di concedere ad Aspi le garanzie statali per un prestito da oltre 1 miliardo. Ma questa è un’altra storia, e chissà come sarà raccontata.
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