Il decreto liquidità inizia finalmente a dare i suoi frutti, dopo tante polemiche e ritardi. Ma dopo soltanto una settimana, ecco emergere “trucchi e intoppi in banca sui prestiti alla aziende”. Una denuncia che arriva dalle rilevazioni di Unimpresa sul territorio: le pratiche avviate a pieno regime “sono solo per i prestiti fino a 25.000 euro” e le procedure procedono “a singhiozzo, non di rado bloccate, per i finanziamenti di importo superiore, quelli fino a 800.000 euro”. “Istruttorie ordinarie, anche per le domande di importo più basso, con annessa richiesta di documenti oltre quanto previsto dalle norme e dagli accordi con i fondi di garanzia statali. Operazioni oltre 800.000 euro, sostenute dalla Sace, ancora non avviabili, nella quasi totalità delle banche, poiché mancano le procedure e le circolari interne, pre-finanziamenti come alternativa rapida in attesa della garanzia”.
Secondo Unimpresa, si starebbe delineando “un quadro non omogeneo nel settore, con regole interne alle banche in continua evoluzione anche nell’arco della stessa giornata”. Uno scenario tutt’altro che in linea con le rassicurazioni fatte del governo e all’interno del quale l’elemento più discutibile, “continua a essere la richiesta di documentazione extra, come la dichiarazione fiscale che, invece, per i prestiti fino a 25.000 euro (assistiti dal Fondo centrale di garanzia) può essere sostituita da una semplice autocertificazione. Alcune banche, inoltre, approfittano delle possibilità di chiudere ed estinguere, anche parzialmente, i crediti concessi nel passato approfittando delle garanzie statali dell’80%, fermo restando il limite del 25% dei ricavi inserito nel decreto”.
Nel documento si segnala inoltre “il rischio di lavorare a vuoto pratiche e domande di finanziamento che potrebbero essere ostacolate dai sistemi aziendali per assenza di chiarezza sulle procedure interne oltre che di criteri semplici e definiti nelle modalità di delibera e di erogazione”. A essere operative, alla fine della fiera, sarebbero così soltanto “poche banche, mentre in molti casi si sono riscontrati ritardi e appesantimenti burocratici”. Non proprio la risposta rapida e incisiva di cui aveva parlato il premier Giuseppe Conte.
“In alcuni istituti di credito – conclude Unimpresa – si riscontra l’assoluta mancanza di indicazioni operative da parte delle direzioni generali, motivate dalla necessità di non meglio precisati approfondimenti normativi. Le lungaggini interne, poi, vengono aggirate, stando ad alcune segnalazioni, con la richiesta alla clientela di pre-finanziamenti – da concedere con procedure e condizioni standard – da erogare in attesa delle garanzie statali”. A completare il quadro, le difficoltà legate alla valutazione del merito creditizio delle imprese clienti, nonostante il decreto legge prevedesse in teoria degli iter semplificati. Come risposta a una crisi devastante, la peggiore nel recente passato del nostro Paese, davvero niente male. I prossimi mesi, di questo passo, si preannunciano durissimi.
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