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Rischio “secondi tumori”. Quando la terapia è peggiore del male: ecco cosa è successo

Pubblicato il 10/02/2024 19:10

Propagandato come una sorta di panacea contro i tumori del sangue, il trattamento “Car-T” rischia di essere esso stesso dannoso, piuttosto che “curare” il cancro, nonché foriero di importanti effetti collaterali. Da un po’ di tempo Big Pharma – che, lo ricordiamo, come ogni azienda ragiona essenzialmente in termini di profitto – ha individuato nelle patologie oncologiche e negli innovativi rimedi biotecnologici un efficace business. L’ultima a implementare la propria divisione oncologica è stata Pfizer, che ha sborsato diversi miliardi di dollari per acquistare Seagen, un’azienda biotecnologica statunitense, e la biotech canadese Trillium Therapeutics. Tornando al trattamento Car-T, potrebbe addirittura aumentare il rischio di sviluppare un secondo tumore, localizzato nel sangue, e lo dice una fonte non sospetta: l’Fda statunitense, l’ente regolatore dei farmaci. O meglio: ha comunicato con una nota l’avviamento di un attento monitoraggio delle terapie Car-T in seguito ad alcune segnalazioni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Foto:  Il meccanismo del trattamento Car-t. Fonte: Malaghan Institute of Medical Research

Il comunicato di Fda

Prima di spiegare cosa sono le Car-T e gli altri effetti collaterali che possono comportare, torniamo alle segnalazioni secondo cui, in alcuni pazienti, i linfociti T si sono trasformati in cellule tumorali dopo le terapie. Nella nota diffusa nelle scorse settimane, l’Fda ha dichiarato che in seguito al trattamento alcune persone sono state ricoverate o sono morte. L’ente sta valutando la necessità di un intervento normativo. Il risvolto negativo di questa tecnica è rappresentato dal fatto che i virus tendono a liberare il loro carico genetico in un punto casuale del genoma di una persona. A seconda dell’area del corpo in cui si integra, il virus potrebbe potenzialmente attivare un gene tumorale: Il timore è che in qualche modo il nuovo materiale genetico inserito nei linfociti T dei pazienti possa provocare il cancro in quella cellula, forse a causa del punto in cui si inserisce all’interno del Dna. Proprio a fronte di questo pericolo, l’Fda prevedeva, dapprima, che i pazienti che ricevono terapie Car-T venissero monitorati per 15 anni dopo il trattamento. Nella comunicazione di martedì, l’agenzia ha invece suggerito che “i pazienti e i partecipanti a studi clinici che ricevono un trattamento con questi prodotti dovrebbero essere monitorati per tutta la vita per individuare nuove neoplasie”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cosa sono le Car-T

Le Car-T, acronimo di Chimeric antigen receptor T cell, sono la forma più avanzata di terapia anticancro. Il trattamento Car-T consiste nel prelievo delle cellule T del malato allo scopo di modificarle in laboratorio per permettere loro, una volta infuse nel paziente, di riconoscere ed eliminare le cellule cancerose. La modifica in laboratorio prevede che i linfociti esprimano sulla propria superficie il recettore Car specifico nel riconoscimento delle cellule tumorali. Le Car-T, vere e proprie terapie anticancro , per così dire, personalizzate, negli ultimi anni hanno rivoluzionato la cura di diversi tumori del sangue che non rispondono alle terapie tradizionali. Sperimentata la prima volta nel 2012 presso il Children Hospital di Philadelphia su Emily, una bambina di 7 anni affetta da leucemia linfoblastica acuta, ad oggi sono già sei le Car-T commercializzate. In Italia, sono state approvate dall’Aifa già nel 2019. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli altri effetti collaterali

Uno degli effetti collaterali più frequenti e più gravi, riassunti in un articolo di Wired Italia, che possono insorgere in seguito alla somministrazione di una terapia Car-T è la cosiddetta sindrome da rilascio di citochine (cytokine release syndrome, Crs) in cui si osserva un rapido e massiccio rilascio di molecole implicate nel processo di infiammazione, le citochine appunto, da parte dei linfociti T impiegati nella terapia. Anche altre cellule del sistema immunitario, come i macrofagi, vengono attivate e contribuiscono a questa tempesta di citochine (spesso ci si riferisce alla Crs anche come cytokine storm). In alcuni casi i sintomi della Crs possono infatti evolvere in una condizione simile alla sindrome da attivazione macrofagica (o linfoistiocitosi emofagocitica), potenzialmente fatale, dovuta a una eccessiva attivazione di macrofagi e linfociti.

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