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Non solo Ilva: da Milazzo a Gela, in Sicilia ancora oggi si continua a morire “per lavoro”

Pubblicato il 06/11/2019 10:14 - Aggiornato il 18/11/2019 15:08

Non c’è solo l’Ilva a ricordarci come ancora oggi, in Italia, le persone siano costrette a lavorare in ambienti malsani, mettendo a rischio giorno dopo giorno la propria salute per portare a casa i soldi necessari per vivere. La Sicilia, da questo punto di vista, è lo spettro tetro ed emblematico di una realtà purtroppo attualissima. Tre i poli industriali (Priolo, Milazzo e Gela) che, stando agli ultimi rilevamenti, hanno un’aria irrespirabile, con valori oltre il livello d’allarme.

I parametri che hanno evidenziato una criticità sono tasso di mortalità e di malformazioni congenite in eccesso, incidenza di tumori più alta delle medie nazionale e regionale e un nesso fra i veleni presenti nell’aria e nelle acque e la presenza anomala di malattie particolari, più concentrate che altrove. A evidenziarlo è il rapporto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità.

La città di Gela, dove si lavora alla riconversione della raffineria Eni, è addirittura oggetto di un capitolo a parte dello studio, un approfondimento su “inquinanti prioritari ed effetti sulla salute”. Per quanto riguarda l’aria, è stata verificata “la presenza di alcuni contaminanti in concentrazioni elevate”, valori “riconducibili alle emissioni industriali”. “Rilevanti” anche i dati di contaminazione del suolo, “con superamento di limiti normativi in alcuni casi di migliaia di volte”.

Sul fronte medico, fra le cause di morte legate alle particolarità del sito emergono tumori allo stomaco, al colon retto e ai polmoni, oltre che malattie respiratorie e malformazioni congenite. A Priolo i dati allarmanti sono quelli sul mesotelioma della pleura (per entrambi i sessi), sul tumore del polmone (soprattutto tra le donne) e sulle malattie respiratorie acute (per gli uomini).

Meno preoccupante la situazione riscontrata a Milazzo, dove risultano anomale solo la concentrazione di tumori dello stomaco e del polmone nella popolazione femminile e quella di malattie respiratorie croniche. In eccesso le malformazioni congenite “del cuore, dei genitali e degli arti”.

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