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“Putin firma il decreto”. Ultim’ora, la Russia reagisce al tetto sul gas: “Da febbraio scattano le ritorsioni”

Pubblicato il 27/12/2022 19:25 - Aggiornato il 29/12/2022 18:42

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato proprio in queste ore il decreto che bloccherà, a partire dal primo febbraio 2023, le esportazioni di petrolio verso quei Paesi che utilizzano il price cap, Italia compresa. Si tratta, in tutta evidenza, di una ritorsione a seguito del tetto del prezzo imposto dall’Unione europea al petrolio di Mosca. La notizia sta rapidamente facendo il giro del mondo. Nello specifico, come riporta Ria Novosti, l’agenzia stampa di Stato, il Cremlino vieta le consegne se i contratti specificano direttamente, o anche indirettamente, un tetto al prezzo.

Il divieto di forniture di petrolio al di sotto del prezzo massimo resterà in vigore (almeno) fino al primo luglio. Il tetto al prezzo del petrolio russo, nuovo e fragoroso flop di Bruxelles, era stato fissato all’inizio di dicembre a 60 dollari al barile dalla stessa Unione europea, dai Paesi del G7 e dell’Australia. La consegna di petrolio e prodotti petroliferi russi a persone giuridiche straniere e ad altre persone fisiche è proibita, è quel che si legge nel decreto firmato da Putin, che così si vendica delle sanzioni che, piuttosto che l’orso russo, stanno mettendo in ginocchio le economie occidentali ed europee in primis. Se nei giorni scorsi paventavamo le ritorsioni di Putin per l’esplosione di un gasdotto in Siberia, così come per la minacciosa presenza, dinanzi le coste pugliesi, di una nave-spia russa, stavolta non abbiamo dubbi: la mossa di oggi è una chiara vendetta dello Zar. (Continua a leggere dopo la foto)

Ora che Putin ha firmato il decreto sul blocco delle esportazioni verso questi Stati, esse saranno possibili solo sulla base di una decisione speciale del leader del Cremlino. Dunque, presumibilmente, mai. Il price cap, da deterrente alle operazioni militari russe, si è in verità trasformato in un bel cappio che ci stiamo stringendo al collo, da soli.

Già pubblicato sulla Gazzetta ufficiale russa, il decreto, come riporta TGcom, è da porre “in relazione alle azioni ostili e contrarie al diritto internazionale – vi è scritto – degli Stati Uniti, dei Paesi stranieri e delle organizzazioni internazionali che si sono unite a loro”, per proteggere gli interessi nazionali della Federazione Russa. (Continua a leggere dopo la foto)

Com’era prevedibile, dopo l’annuncio di Mosca, il prezzo del petrolio si è considerevolmente alzato: il contratto future sul Wti (il benchmark del prezzo del petrolio) è salito a 80,96 dollari a barile, mentre quello sul Brent (che caratterizza oggi il petrolio di riferimento europeo), ha toccato gli 85,15 dollari a barile. Lo apprendiamo da Il Sole 24 Ore.

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