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Ora i fanno i tamponi anche ai pesci. La psicosi della pandemia sfocia nel ridicolo

Pubblicato il 19/08/2022 17:41 - Aggiornato il 21/08/2022 13:11

Le severissime (ed assurde) misure anti-Covid cinesi vengono sempre più estremizzate, dando luogo ad un monitoraggio a tappeto che si fatica davvero a comprendere. Le inquietanti immagini della fuga dalla filiale Ikea di Shangai per evitare la quarantena forzata, a causa della presenza di un uomo che aveva avuto in precedenza un remoto contatto con un bimbo asintomatico, sono ancora negli occhi di tutti. Ma la Cina, suo malgrado, ci sta abituando ad avere una buona dose di materiale su cui scrivere articoli e su cui argomentare. Ecco allora che la novità del giorno riguarda il pesce. Ma non si tratta né di sushi e né di qualche stranezza culinaria orientale, bensì di tamponi. Cosa c’entrano i pesci con i tamponi? Scopriamolo insieme.

I cinesi tamponano i pesci

Come riferisce la BBC, questa settimana, oltre ai test a tappeto sui cinque milioni di abitanti presenti nella città costiera di Xiamen, scaturiti dal ritrovamento di appena 40 positivi, anche i pesci hanno dovuto adeguarsi alla scomoda procedura dei Covid-test. La direttiva del Controllo marittimo pandemico di Xiamen, diramata nelle ultime settimane, non lascia spazio ad interpretazioni: i pescatori e il loro pescato devono essere scrupolosamente controllati. Sono diventati subito virali (digitalmente parlando) i video del diligente personale medico atto a praticare tamponi a pesci e granchi vivi. Ebbene sì, avete letto bene, tamponi per il Covid a pesci e crostacei.

La strana ossessione dei pesci contagiosi

La pratica di sottoporre la fauna marittima ai Covid-test arriva dalla metodica applicazione di alcuni recenti – presunti – insegnamenti: “Abbiamo imparato la lezione da Hainan, che sta subendo un severo aumento dei contagi”, ha dichiarato un impiegato dell’ufficio municipale per lo sviluppo oceanico di Xiamen al South China Morning Post. Le autorità asiatiche, infatti, sono convinte che la causa dei 10mila casi di Covid nella provincia meridionale di Hainan dall’inizio di agosto sia da ricercarsi tra le gli abitanti del mare. Inoltre, la connessione tra pesci e Covid è un chiodo fisso ormai dei media cinesi: già nel giugno 2020 si creò il “panico del salmone” a causa del presunto rilevamento del Covid-19 su alcuni taglieri usati per preparare salmoni surgelati. Una strampalata teoria elaborata forse per convincere la gente che il virus fosse stato importato dall’Europa attraverso del pesce congelato. Ipotesi poi smentita dallo stesso Centro cinese per il controllo delle malattie.

Una vera psicopandemia

Ad ogni modo, in Cina non ci si limita a tamponare pesci e crostacei, ma anche ippopotami (come il povero esemplare del parco naturale di Huzhou), cani, gatti, polli e persino panda, come documentato da alcuni video. Chissà cosa ne faranno di quegli esemplari che malauguratamente dovessero risultare positivi. Quarantena? Mascherina? Confinamento forzato in qualche filiale Ikea? Questo ancora non è dato saperlo.

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