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Le accuse del The Australian: “Pechino lavorava al Covid dal 2015”

Pubblicato il 11/05/2021 11:44 - Aggiornato il 11/05/2021 12:07

Accuse pesanti, pesantissime quelle lanciate dalla testata The Australian al governo cinese in merito alla genesi e alla diffusione del Covid-19, il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero e con il quale i governi sono ancora oggi in lotta a ogni latitudine. Secondo il quotidiano più venduto d’Australia, infatti, Pechino sarebbe stato al lavoro “fin dal 2015” alla creazione di un patogeno che avrebbe potuto giocare un ruolo chiave in una futura guerra biologica. Mettendo gli occhi proprio sulla famiglia dei coronavirus, che provocano sintomi simili a quelli della cosiddetta Sars, la Sindrome respiratoria acuta grave.

Le accuse del The Australian: "Pechino lavorava al Covid dal 2015"

Stando a quanto riportato dal The Australian, cinque anni fa un’equipe di ufficiali dell’esercito di liberazione popolare cinese avrebbe infatti descritto i coronavirus della Sars come “il punto di partenza per una nuova era di armi biologiche”, elogiandone caratteristiche come la velocità di diffusione e l’alta contagiosità. Rivelazioni che emergono da un documento di 263 pagine datato 2015 e intitolato “Le origini artificiali della Sars e nuove specie di virus prodotti dall’uomo come armi biologiche”, testo che sintetizza il lavoro di 18 scienziati guidati dal generale Dezhong Xu e del quale Pechino nega però la veridicità.

Nel dossier si evidenzia l’idea, già avanzata quindi dall’esercito di Pechino, di trasformare in arma un coronavirus di ceppo Sars così da renderlo potenzialmente letale, capace di mettere in ginocchio il nemico allo scoppio di un eventuale conflitto. Con tanto di suggerimenti, sempre contenuti all’interno del documento reso pubblico dal The Australian, su come lavorare in laboratorio al fine di rendere il patogeno difficile da riconoscere, “in grado di essere scambiato per un virus del tutto naturale”.

Infine, passaggio se possibile ancora più inquietante, nel testo si analizza la possibilità di utilizzare un’arma biologica di questo tipo non solo a scopo militare, ma anche al di fuori dei conflitti così da “generare vantaggi politici e strategici in aree regionali, se non a livello globale”. Pechino ha subito confutato la veridicità del documento, sostenendo che quella del The Australian non sia altro che “propaganda”. Fosse appurato, però, che il dossier è originale, le analogie sarebbe tante, troppe per non chiederne prontamente conto al governo cinese.

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