Sta entrando nel vivo, precisamente nella sua seconda fase, il progetto dell’euro digitale. Conclusa la fase esplorativa e istruttoria intrapresa nel 2021, tale seconda fase sarà quella della preparazione: partirà il primo novembre 2023 e avrà una durata iniziale di due anni. Serviranno ancora due anni, dunque, ma non mai è troppo presto per denunciare limiti e criticità contenuti in questo progetto visionario concepito dalla Banca centrale europea. Il Consiglio direttivo della Bce ha dato il via libera alla seconda fase e Joachim Nagel, membro del board, prevede che l’euro digitale sarà disponibile per i pagamenti elettronici sicuri e gratuiti entro cinque anni. Anzitutto, i problemi sono naturalmente legati alla privacy dei dati personali degli utenti e alle informazioni sui pagamenti dei singoli individui. L’euro digitale sarebbe configurato come una forma digitale di contante che potrebbe essere utilizzato per effettuare qualsiasi pagamento in tutta l’Unione europea, ma va da sé che, rispetto al contante (che, bontà sua, la Bce ha scritto che “sarà ancora disponibile”), le differenze sono notevoli. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il rischio privacy
Sono ben più evidenti le affinità con le criptovalute, pur essendo, il futuro euro digitale, un comune mezzo di pagamento e non uno strumento finanziario o di investimento. Innanzitutto, con la valuta elettronica, verrà definito un limite al portafoglio, che nella fase attuale non è ancora specificato a quanto potrà aumentare. Privacy, dicevamo, e controllo sono i veri punti nodali. Riguardo al primo, se di norma il pagamento digitale viene gestito da operatori privati, che fungono da intermediari, questi, con l’arrivo della moneta digitale europea, verranno resi visibili in futuro dalle banche centrali. Su questo aspetto, il documento ufficiale di Francoforte si affretta a considerare che: “La completa anonimità non è considerata una opzione praticabile da una prospettiva di politica pubblica”. E ancora: “L’euro digitale avrà lo stesso livello di privacy delle attuali soluzioni digitali del settore privato”. In altre parole , si procederà con l’identificazione dell’utente e l’esame della transazione per verificare la sua regolarità per visionare il rispetto delle normative, come afferma la Banca centrale europea, sul riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il rischio controllo
A differenza di monete digitali come il bitcoin che non hanno un’autorità centrale che le governa e gestisce, l’euro digitale sarà amministrato dalla Bce. Il controllo su ogni transazione può andare ben al di là della transazione stessa, insomma l’euro digitale rischia di tramutarsi in uno strumento potenzialmente invasivo e molto influente nella vita dei cittadini. Francoforte, così, è come se potesse “vedere” nei nostri conti correnti. Il Giornale, inoltre, sottolinea come un analogo progetto relativo al dollaro digitale sia naufragato, proprio per i dubbi sollevato da più parti, e proprio in merito alla privacy e al controllo. (Continua a leggere dopo la foto)
Le dichiarazioni
“Dobbiamo preparare la nostra moneta per il futuro“, ha dichiarato la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Dal canto suo, Fabio Panetta, componente del Comitato esecutivo della Bce e presidente della task force per l’euro digitale nonché futuro governatore di Bankitalia, ha specificato che “alla luce della crescente preferenza dei cittadini per i pagamenti digitali, dovremmo tenerci pronti a emettere un euro digitale insieme al contante”. La nuova valuta, ha aggiunto, “accrescerebbe l’efficienza dei pagamenti e contribuirebbe all’autonomia strategica dell’Europa”. “Il contante in euro e l’euro digitale saranno convertibili alla pari”: così il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni.
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