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Spotify, guerra a Apple: “Abusa della sua posizione dominante”

Pubblicato il 19/09/2020 14:48

Adesso è guerra aperta tra Spotify e Apple. E, diciamolo subito in apertura, Spotify ha ragione. Ora vediamo il perché. Ci sono di mezzo, come accade spesso con Apple, presunte evidenze anti-concorrenziali nei nuovi pacchetti di servizi presentati in occasione del lancio dei nuovi iPad e Watch. Al centro della questione, stavolta, c’è “Apple One”, una sorta di bouquet che a prezzo scontato raggruppa, in declinazioni diverse, Music, TV+, Arcade, iCloud, News e Fitness+.

Spotify, in un nota al veleno, ha scritto: “Ancora una volta Apple sta usando la sua posizione dominante e pratiche sleali per svantaggiare i concorrenti e privare i consumatori favorendo i propri servizi. Chiediamo alle autorità garanti della concorrenza di agire con urgenza per limitare il comportamento anticoncorrenziale di Apple che, se lasciato incontrollato, causerà danni irreparabili alla comunità degli sviluppatori e minaccerà le nostre libertà collettive di ascoltare, imparare, creare e connettersi”.

Spotify, negli Usa e in Europa, è capofila della compagine di società che accusa Apple di minare la concorrenza sfruttando il recinto controllato dell’Apple Store. Per dirla in termini pratici: in Italia il pacchetto Individuale, composto da musica, tv, giochi e cloud da 50 GB, costa 14,95 euro al mese, 6 euro in meno rispetto alla somma delle attivazioni singole. La stessa versione pensata per le famiglie (6 account), ma con 200 GB di spazio cloud, arriva a 19,85 euro al mese con uno sconto di 8 euro. Evidente che l’utenza potrebbe essere invogliata a tradire Spotify, che nella versione Premium costa 9,99 euro al mese e in quella Premium Family (6 account) costa 14,99 euro al mese.

Come riporta il Corriere, “difficile al momento stabilire se l’azione critica di Spotify possa sfociare negli Stati Uniti in una causa. Resta il fatto che i confini tra strategia commerciale e attività anti-concorrenziali diventano sempre più labili se si considerano le quote di mercato. Poiché è bene ricordare che non è la dominanza di mercato a essere un problema, bensì gli eventuali abusi di posizione dominante”.

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