Il governo continua ad accanirsi contro gli imprenditori. Nella manovra spunta un’altra follia. Con la scusa della lotta all’evasione fiscale stanno ammazzando un Paese intero. Questo perché lo scollamento tra politica e realtà è abissale. Qual è l’ultimo “capolavoro”? L’emissione della fattura elettronica in ritardo, anche qualora vengano rispettati i termini ordinari di liquidazione dell’IVA, non sfugge all’applicazione delle sanzioni. È l’Agenzia delle Entrate a tornare sul tema delle sanzioni per tardiva emissione della fattura elettronica, con la risposta all’interpello n. 528 del 16 dicembre 2019.
A darne notizie è il sito informazionefiscale.it, in cui si legge che “il termine dei 12 giorni per l’emissione della fattura elettronica resta uno dei punti fermi ai fini dell’applicazione delle sanzioni, anche qualora la trasmissione in ritardo al SdI non comprometta il corretto versamento IVA del mese o trimestre di riferimento. Pur senza conseguenze in merito ai termini per il versamento dell’IVA, non si può parlare di violazione meramente formale, in quanto la tardiva emissione della fattura elettronica costituisce comunque un ostacolo all’attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate”.
La mancata trasmissione della fattura elettronica riepilogativa (relativa ad esempio ad operazioni effettuate tra il 1° ed il 31 del mese) entro i 12 giorni, comporta l’applicazione delle sanzioni per “Violazione degli obblighi relativi alla documentazione, registrazione ed individuazione delle operazioni soggette all’imposta sul valore aggiunto”, previste dal decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471. “Non sono inoltre punibili le violazioni che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo e non incidono sulla determinazione della base imponibile, dell’imposta e sul versamento del tributo”.
Dopo il 30 novembre, terminato il periodo di moratoria con durata fissata fino a settembre per i mensili, la tardiva emissione della fattura elettronica, pur senza ostacoli al corretto versamento IVA, è punita con l’applicazione di una sanzione da euro 250 a euro 2.000 per ciascuna operazione tardivamente documentata, salva comunque la possibilità di avvalersi del ravvedimento operoso. Tutto chiaro, dunque: un’altra follia contro chi lavora e contro gli imprenditori. Un’altra battaglia da combattere.
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