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La Francia si compra l’Italia: dalla moda al cibo, Parigi continua il suo shopping nello Stivale

Pubblicato il 13/11/2019 09:50 - Aggiornato il 16/11/2019 11:09

Un’Italia dall’accento sempre più francese, con i nostri cugini che continuano a comprare imprese al di là del confine, senza trascurare nessun settore. Dalla finanza al cibo, passando per la moda e i trasporti, Macron & co. continuano a fare shopping nello Stivale, un trend in crescita negli ultimi anni e che sembra destinato a proseguire su questa falsariga. Soltanto tra il 2000 e il 2018, per dire, sono quasi 400 le aziende finite in mano alla Francia, per un valore di quasi 80 miliardi di euro.

Nel complesso, oggi sono circa 2000 le imprese grandi e piccole italiane controllate da proprietari francesi. Un universo a sé stante che dà lavoro a oltre 250 mila addetti. Un viaggio iniziato nel mondo della moda: Parigi si è interessata infatti innanzitutto a marchi di lusso come Gucci, Pomellato e Bottega Veneta, tutti finiti in mano al colosso Kering o al suo rivale Arnault (che ha messo le mani, ad esempio, sul gruppo Fendi e su Bulgari). Ma non c’è solo il lusso, a far gola alla Francia.

Il caso Mediaset-Vivendi è l’esempio di come anche il mercato televisivo nostrano sia nel mirino della Francia. Per non parlare del settore energetico, con Edf che nel 2012 ha acquistato Edison. E del mondo alimentare: Parmalat, dopo il crac, è finita in mano a Lactalis, i supermercati Gs hanno cambiato nome trasformandosi in Carrefour. Nel 2016, Epi ha acquistato la tenuta Greppo che produce il Brunello di Montalcino.

Pochi mesi fa ecco anche l’ingresso del fondo di private equity francese Ardian nella Nuova Argo Finanziaria (Gruppo Gavio): 850 milioni di euro per controllare il 40% del capitale della società che detiene partecipazioni di maggioranza in Astm, la holding attiva nei settori della gestione di reti autostradali, grandi opere e tecnologia applicata ai trasporti. Sul fronte finanza, diverse banche hanno già cambiato bandiera (Bnl, Intesa Sanpaolo, Nuova Tirrenia). Uno shopping a 360 gradi che, nei prossimi anni, rischia di farsi ancora più feroce.

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