Insieme all’emergenza sanitaria, l’Italia sta vivendo un’altra gravissima emergenza. Commercio, agricoltura, turismo… Ma il nostro sistema economico non è penalizzato solo dal coronavirus, c’è infatti anche una volontà – subdola – di boicottare i nostri prodotti. Patrizia Floder Reitter, su La Verità, spiega molto bene come stanno le cose in questo senso: “Paesi esteri ci hanno provato prima che fosse dichiarata la pandemia, siamo certi che nuovi attacchi arriveranno da nazioni che tentano la folle operazione di associare il made in Italy a un’infezione virologica. Prima il vergognoso video sulla pizza andato in onda su Canal+, guarda caso in Francia che è nostro secondo mercato di sbocco dopo la Germania e con la quale è in atto una storica sfida sui mercati internazionali. Poi la richiesta di etichette ‘virus free‘ da importatori di formaggi in Grecia, di insalata in Polonia e frutta dal Kuwait, mentre merci vengono bloccate alle frontiere come le mele in Ucraina e arrivano numerose disdette immotivate da diversi Paesi che colpiscono l’intero agroalimentare”.
Il made in Italy non solo è in crisi, ma è sotto attacco. E va difeso con le unghie e con i denti. La Coldiretti intanto ha lanciato la campagna #mangiaitaliano con l’intento di sostenere il made in Italy, chiedendo a supermercati, ipermercati e discount di privilegiare negli acquisti le mozzarelle con il latte italiano al posto di quelle ottenute da cagliate straniere, salumi prodotti con la carne dei nostri allevamenti, frutta e verdura nazionale e olio extra-vergine al l00%. “Rimane però il timore che la psicosi da coronavirus possa innescare nuove speculazioni favorendo i plagi stranieri, il cosiddetto italian sounding, a scapito delle esportazioni”. Se poi la campagna concorrenziale si arricchisce di nuove, false argomentazioni quali un made in Italy infettato dal coronavirus, quello che serve più che mai oggi è un progetto formidabile per rilanciare l’eccellenza agroalimentare italiana nel mondo.
Le speculazioni sull’agroalimentare italiano stanno danneggiando anche il settore vitivinicolo, colpito dall’assurdo rifiuto di acquistare le bottiglie che escono dalla zona rossa di Vo’, in provincia di Padova, tra le prime finite in quarantena forzata. Le cantine e i produttori dei Colli Euganei hanno dovuto subire diffidenza, pratiche scorrette e fake news. Sono state 8.000 le bottiglie rimaste ferme a Vo’, molte tornate indietro perché qualcuno temeva di finire contagiato se ne avesse bevuto il contenuto. Sempre La Verità racconta che “alcune sono state rispedite sigillate in buste di plastica, come denunciato dal presidente di una cantina sociale.
Intanto si viene a sapere che alcuni paesi, tra cui la Grecia, richiedono certificazioni “virus free” dal Covid-19, a dimostrazione dell’isteria collettiva sulla possibile diffusione dei contagi attraverso prodotti agroalimentari. Anche alla storica cooperativa Fattorie Cremona, una novantina i soci, 156.000 le tonnellate di latte lavorate ogni anno, sono arrivate tre richieste informali di “etichetta free” da Regno Unito, Germania e Spagna. E pure i fiori finiscono in quarantena. Francesco Mati, presidente della Federazione nazionale del florovivaismo di Confagricoltura, aveva lanciato l’allarme dopo che fiori e fronde verdi ornamentali (pure molto richieste all’estero), erano state respinti alle frontiere finendo addirittura in quarantena. Insomma, noi e il governo dobbiamo darci da fare: sosteniamo e difendiamo il made in Italy!
Ti potrebbe interessare anche: Paragone: “Serve uno Stato che batta moneta. Ora tutti sanno che l’Euro e l’Ue sono una truffa”