x

x

Vai al contenuto

“186 banche a rischio!” Lo scenario da incubo nello studio di quattro economisti USA: “Cosa potrebbe accadere”

Pubblicato il 08/05/2023 20:59 - Aggiornato il 09/05/2023 07:57

Cosa sta succedendo alle banche americane? In una economia globale, come abbiamo tristemente imparato nel biennio 2007-2008, nessun evento rimane circostanziato ma “contagia” i mercati del mondo intero. E così, dopo il crollo rovinoso della Silicon Valley Bank e della First Republic Bank, Alberto Simoni per La Stampa dà conto di come siano addirittura 186 gli istituti di credito regionali a rischio crac in tutti gli Stati Uniti. Avete letto bene: 186. Il tutto è dovuto allo squilibrio tra depositi non assicurati e il crollo del valore degli asset: gli investitori, infatti, nel panico generato nelle scorse settimane dopo i casi di Silicon Valley e First Republic, hanno liquidato in massa i titoli bancari che avevano nel proprio portafoglio. Uno studio di quattro economisti, guidati da Amit Seru dell’Università di Stanford, ha scoperto che ci sono, appunto, 186 banche regionali in pericolo in ragione di tale squilibrio. Per chi non mastica economia o finanza, la simulazione dello studio di Stanford è piuttosto chiara: se solo la metà dei depositanti decidesse, considerata l’instabilità finanziaria, di prelevare queste 186 banche regionali, con asset di 300 miliardi di dollari, sarebbero a rischio insolvenza. Per meglio comprendere le dimensioni e la portata del problema, ricordiamo che sono addirittura quattromila gli istituti di credito regionali negli Stati uniti. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Salviamo le banche tedesche coi soldi italiani”. La trappola Ue per constringerci a mettere i soldi in tasca agli altri

usa 186 banche rischio

D’altronde, l’indice azionario S&P 500, cui Wall Street guarda quotidianamente come a un oracolo, dopo i picchi del 2021, è ora a un passo dal valore del 2007, quando si era vigilia della grande crisi dei mutui subprime, esempio tipico del rischio di contagio cui abbiamo accennato. Infatti: “Se le azioni dovessero scivolare ulteriormente – ha detto a Bloomberg Jim Roppel, fondatore del Roppel Capital Management – ci sarebbe un impatto anche sul resto del mercato azionario”. Lo schema, che speriamo non si concretizzi, sarebbe semplice: le banche, messe sotto pressione per custodire i capitali, restringerebbero l’accesso al credito e ciò trascinerebbe l’economia nel baratro. Comprensibilmente preoccupata, Janet Yellen, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, ospite a This Week, trasmissione televisiva della ABC, ha agitato lo spettro della “crisi costituzionale”, leggiamo ancora su La Stampa, “se il Congresso non alzerà il tetto del debito entro giugno“. Il Quattordicesimo emendamento, cui aveva recentemente accennato il presidente Biden, infatti, implica che il presidente possa continuare a emettere debito senza aumentare il limite sui prestiti. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Salviamo le banche tedesche coi soldi italiani”. La trappola Ue per constringerci a mettere i soldi in tasca agli altri >>> Banche, allarme in Europa. Crollano le borse. Ecco il colosso destinato a cadere

usa 186 banche rischio

L’orizzonte temporale di giugno è stato fissato dal segretario al Tesoro perché a quel punto “L’Amministrazione avrà esaurito i fondi per pagare obbligazioni e piani federali”, ha dichiarato Janet Yellen. Dopo due salvataggi e un intervento-ponte da 13 miliardi, che ha portato JPMorgan a prendere il controllo di First Republic Bank, anche le casse del Tesoro evidentemente languono.

Potrebbe interessarti anche: Banche italiane e rialzo dei tassi: il rischio sono i Btp in portafoglio (ilparagone.it)