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Unicredit, inchiesta a Reggio Calabria: i reati vanno dall’estorsione all’usura. “Spennavano i clienti”

Pubblicato il 04/11/2019 12:44 - Aggiornato il 18/11/2019 15:10

Periodo nero per il colosso bancario Unicredit. Dopo la notizia dell’ahackeraggio e della violazione dei dati di circa 3 milioni di clienti, arriva un’altra notizia che mette in imbarazzo (è dire poco) la banca. A raccontare il tutto è Lucio Musolino su Il Fatto Quotidiano. Corrado Loddo, direttore dell’ufficio Small Business della filiale Unicredit di Reggio Calabria, è per la Guardia di finanza il principale indagato in un’inchiesta da cui emerge che le imprese venivano costrette a stipulare mutui chirografari (senza ipoteca) garantiti dai confidi, condizionati a polizze assicurative che benché facoltative, venivano presentate come “obbligatorie” dietro minaccia di non erogare il denaro o di venire segnalati alla centrali rischi della Banca d’Italia.

L’accusa è associazione a delinquere, truffa, estorsione, tentata estorsione e usura bancaria. “Ma io sta pratica che devo fare? La devo mandare in sofferenza”. “Se non riusciamo a chiudere questa operazione, vi esce la segnalazione in centrale di rischi”. Queste le parole di Loddo. Scrive Musolino: “Polizze che facevano così impennare il costo del mutuo i cui interessi superavano la soglia dell’usura. Ad alcuni clienti sono state presentate conseguenze catastrofiche”

Alcune vittime raccontano al quotidiano diretto da Marco Travaglio: “Il dottore Loddo ci rappresentava scenari di possibili fallimenti e di sequestro della nostra casa”. Lo scopo era raggiungere gli obiettivi aziendali per il riconoscimento dei premi a Loddo e ai singoli gestori. Anche loro sono indagati nell’inchiesta. La Gdf ha ricostruito i raggiri ai danni dei clienti della banca che, al processo, avranno la possibilità di costituirsi parte civile contro quella che gli investigatori definiscono “una cellula di impiegati di Unicredit”.

“Il colosso bancario – si legge nell’articolo – non commenta l’inchiesta ma, secondo i pm, è parte offesa dell’indagine iniziata nel 2012 e andata avanti per oltre due anni grazie alle intercettazioni dalle quali emerge “la febbrile e incessante ricerca di clienti da ‘assicurare'”.

“Ne dobbiamo fare altre 37mila euro che sono 5mila euro a gestore”, dice l’8 ottobre 2014 il direttore Loddo spronando i suoi. Quel giorno c’erano gli ispettori di Bankitalia a Catanzaro e il rischio che arrivassero a Reggio era alto. “Andate a casa dei clienti, andate negli uffici – diceva Loddo – sistemate tutte le carte”.

“Vedrai che passeremo un brutto quarto d’ora. Il cliente firma e non sa nemmeno cosa sta firmando”, è un altro stralcio delle intercettazioni. Il riferimento – conclude Musolino – è alle assicurazioni. “Ad alcuni è stata fatta firmare più di una polizza, ma in caso di decesso i loro eredi vedranno un solo risarcimento. Loddo lo sa bene ma non gli importa: ‘Si attaccano al tram'”.

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