Patrick Zaki ancora una volta nella bufera. Dopo le recenti accuse per le posizioni prese nei confronti di Israele, l’attivista egiziano è stato protagonista di un discusso siparietto durante la presentazione del suo ultimo libro andata in scena a Milano. Parlando dell’attentato di Bruxelles, costato la vita a due cittadini svedesi, ha infatti spiegato: “Oltre a menzionare l’attacco appena accaduto a Bruxelles, ricorderei anche il bambino palestinese ucciso stamattina in America”. Una precisazione che il pubblico presente ha sottolineato con un applauso, ma che non ha mancato di far discutere. (Continua a leggere dopo la foto)
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“L’attentato di Bruxelles? Sì, ma..”. Zaki ancora nella bufera
Tanti utenti in rete hanno infatti attaccato Zaki, sottolineando l’assenza di un nesso logico tra i due episodi. Il diretto interessato ha poi aggiunto: “Oltre all’attacco di Bruxelles, bisogna pensare a tutte le altre vittime. Bisogna dire che non vogliamo più violenze né perdite umane. Bisogna cercare di lavorare sulla pace e capire perché gli attacchi criminali hanno luogo, capire perché arrivano da gruppi diversi”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Non faccio un passo indietro rispetto a quello che ho sempre criticato del governo di Netanyahu“, ha rimarcato Zaki a Milano, dopo che nelle scorse ore aveva precisato di sostenere i palestinesi ma non Hamas. “È ovvio che sono contro ogni crimine, che sono contro ogni tipo di violenza. Dal primo giorno hanno preso tutti le parti di Israele. Anche la Palestina dovrebbe aver una voce in capitolo”. (Continua a leggere dopo la foto)

La preoccupazione del giovane è stata quella di precisare: “Non bisogna mettere tutti i palestinesi sullo stesso livello. Sarò sempre dalla parte dei diritti dei palestinesi di avere una vita sicura e contro la violenza. Non mi piace chi dice che tutti i palestinesi sono con Hamas”. Poi l’emblematico botta e risposta coi giornalisti, che gli chiedevano di definire esplicitamente Hamas per quel che è: un gruppo terroristico. “Perché mi volete spingere a dire qualcosa?”, ha replicato l’attivista egiziano. E poco prima, la seguente ovvietà: “Qualsiasi gruppo che usa la violenza e ha un messaggio di fondamentalismo religioso non è buono”.
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