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Vergogna! Da Patuanelli a Di Maio, tutte “le prese per i fondelli” ai lavoratori Whirlpool

Pubblicato il 15/07/2021 12:08 - Aggiornato il 15/07/2021 12:13

Sapete cosa scriveva Luigi Di Maio nel non-troppo-lontano 2018 con un post autocelebrativo sulla sua pagina Facebook?

“Ce l’abbiamo fatta. Accordo raggiunto con Whirlpool.
-riportiamo il lavoro in Italia;
-stop alle delocalizzazioni slevagge;
-aiutiamo i lavoratori con la cassa integrazione straordinaria;
-nessuno perderà il posto di lavoro”.

Come commento al post il ministro scrive anche: “Whirlpool non licenzierà nessuno e, anzi, riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia. Questo è il frutto di una lunga contrattazione che siamo riusciti a chiudere al ministero dello Sviluppo Economico. Sono quindi orgoglioso di dire che cel l’abbiamo fatta: stiamo riportando lavoro in Italia”.

Ma non è l’unico… Senza andare troppo lontano, l’Agenzia di stampa Ansa, il 12 novembre del 2020, riportava le dichiarazioni rilasciate dall’allora ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, il quale rispondendo in question time al Senato così affermava: “Credo che il tempo che abbiamo dedicato per cercare di dare strumenti di convinzione e anche materiali a Whirlpool per restare ormai è finito. Oggi dobbiamo essere certi di trovare una soluzione alternativa. Io ci sto mettendo tutta la forza che ho per trovarla e posso assicurare che quel personale non resterà un giorno senza stipendio”.  

Poi ha aggiunto: “Posto che lo stipendio è garantito fino al 31 dicembre, noi non dobbiamo trovare supporto economico agli operai che restano senza lavoro, ma dobbiamo trovare e lo stiamo facendo, un imprenditore serio che voglia investire in quella fabbrica e metteremo a sua disposizione tutti” gli strumenti che ci sono… Credo che la strada ci sia e le interlocuzioni che abbiamo in questo momento sono fondate e serie… Abbiamo fatto il possibile per far restare Whirlpool a Napoli, oggi dobbiamo fare il possibile e sono certo che ci riusciremo perché quelle persone non perdano il lavoro ma rimangano operative in quello stabilimento anche se con un altro gruppo e con un altro prodotto”.

Vi pare che sia cambiato qualcosa? No, proprio ieri (14 luglio) su ilParagone abbiamo dato la vergognosa notizia: dopo che il governo Draghi ha dato il via libera allo sblocco dei licenziamenti, la Whirlpool di via Argine a Napoli ha subito avviato la proceduta di licenziamento per i 359 operai della fabbrica. Vergogna!

Il sito era stato chiuso il 30 ottobre 2020, nonostante le millanterie di Di Maio e compagnia cantante. In quella circostanza, però, l’azienda non poté licenziare per via dello stop dovuto alla pandemia. “Dopo lunga riflessione abbiamo deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo. Siamo consapevoli della nostra scelta. Restiamo il più grande investitore e produttore di elettrodomestici in Italia”, ha gelato la viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde e le parti sociali l’amministratore delegato di Whirlpool per l’Italia Luigi La Morgia al tavolo al Mise. 

A rendere la questione ancora più riprovevole quanto accaduto davanti la fabbrica e che viene mostrato attraverso il video (riportato qui sotto): ai lavoratori viene tolto persino il diritto di protestare. Hanno schierato la polizia per impedire loro, gente che rimarrà senza lavoro, di contestare la falsità e incapacità non solo dei “padroni”, ma anche di tutti i “politici di turno” che hanno rinnegato le loro parole.

“I lavoratori della Whirlpool di Napoli sono «prigionieri» di un inganno prodotto dalle logiche multinazionali e dalle bugie di una classe dirigente (gli ultimi i grillini che qui presero il 70% dei voti) che ha svenduto i lavoratori, preferendo i nuovi padroni. Che tali sono nel momento in cui scaricano sui lavoratori le incapacità dei propri manager: già, perché alla Whirlpool di Napoli i lavoratori valgono molto di più di tanti colletti bianchi che non sanno distinguere una lavatrice da un microonde”, ha detto così il senatore Gianluigi Paragone che condanna lo scandalo Whirlpool.