x

x

Vai al contenuto

Vaccini antiCovid in eccesso, gli Stati UE chiedono di rinegoziare i contratti. Ma Big Pharma fa muro

Pubblicato il 21/02/2023 22:25

Ora che il peggio pare alle spalle, e gli Stati europei si ritrovano con una abbondante eccedenza di vaccini disponibili rispetto all’effettiva domanda, chiedono, all’unanimità, di cancellare o rivedere gli accordi sottoscritti in piena pandemia – in maniera assai poco trasparente, ma questa è un’altra storia – tra la stessa Unione i produttori farmaceutici. Che, come era prevedibile, non sembrano affatto intenzionati a cedere. Se, in merito ai negoziati si è saputo solamente che Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, avevano trattato tramite chiamate ed sms una fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino anti-Covid, ora i Paesi europei rimangono con il proverbiale cerino in mano. Le case farmaceutiche, infatti, fanno valere i contratti firmati con i governi europei nel pieno della pandemia. Il tutto si evince dal verbale dell’ultimo collegio dei commissari svoltosi lo scorso 13 dicembre a Strasburgo, che l’agenzia di stampa Adnkronos ha potuto visionare. In quella sede, la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, ha esposto la situazione di stallo, che rappresenta una vera beffa, una sorta di ricatto di Big Pharma, che non intende arretrare di un millimetro. Un vero contratto capestro, dunque. Ma c’è di più: è stato il nostro ministro della Salute, Orazio Schillaci, a sollevare, la settimana precedente al Consiglio della Salute, una questione coperta dai numerosi omissis posti ai contratti quadro o Advanced Purchase Agreement (Apa in gergo). Il ministro aveva informato che gli Stati sono costretti, nel caso in cui un cittadino citi in giudizio una casa farmaceutica per un effetto collaterale del vaccino, a pagare le spese legali in cui incorrono i produttori. In sostanza, a pagare loro gli avvocati ed ogni spesa accessoria. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> “Deve venir fuori la verità”. Covid e vaccini, Maria Giovanna Maglie asfalta Ursula von der Leyen

vaccini stati chiedono rinegoziazione no produttori

Ora, la richiesta degli Stati Ue invoca “una riduzione complessiva del volume dei vaccini”. Già a giugno del 2022 diversi Paesi avevano iniziato a premere in questo senso. Come si evince dal verbale della riunione del 13 dicembre scorso, alcuni Stati hanno richiesto la cancellazione definitiva delle ulteriori forniture. Ma, Al momento, nonostante le contrattazioni avviati dalla Commissione europea attraverso l’HERA – l’Agenzia per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, creata con un certo tempismo, nel 2021, per preparare l’Unione ad una futura pandemia – “i produttori di vaccini non sono disponibili a ridurre il numero di dosi”. I ministri hanno quindi “accolto con favore”, si legge ancora nel verbale, la proposta di convocare un incontro del comitato direttivo sui vaccini “a livello ministeriale all’inizio del 2023, alla presenza di rappresentanti delle compagnie farmaceutiche, in modo che gli Stati possano esprimere le proprie lamentele e raggiungere un accordo con loro”. (Continua a leggere dopo la foto)

Contratti onerosissimi e, come detto, poco trasparenti: come è noto, la mancanza di trasparenza riguardo agli accordi ha esposto la Commissione a ripetute critiche, tanto che la presidente Ursula von der Leyen è stata recentemente citata in giudizio alla Corte di Giustizia Ue dal New York Times per i messaggi scambiati con l’ad della Pfizer Albert Bourla, che secondo l’esecutivo Ue sono stati cancellati.

 Potrebbe interessarti anche:La Consulta: l’obbligo del vaccino per i militari è incostituzionale (ilparagone.it)