Dati sui vaccini secretati, alla pari dei segreti militari. In un momento in cui, invece, la trasparenza dovrebbe essere quasi scontata, l’arma migliore per convincere chi ancora nutre dubbi sull’efficacia e la sicurezza dei farmaci anti-Covid. Eppure le cose non stanno così, come raccontato da Enzo Iapichino, uno dei cinque legali ad aver fatto richiesta di accesso agli atti per ottenere le relazioni sulla sicurezza dei vaccini Pfizer-Biontech, Moderna, Astrazeneca e Johnson&Johnson. La domanda è stata inoltrata per conto sulla sicurezza dei vaccini Pfizer-Biontech, Moderna, Astrazeneca e Johnson&Johnson, per conto delle due associazioni di promozione sociale Idu (istanza diritti umani, di Novara) e Dus (Diritti umani e salute, di Roma) che poi hanno presentato una querela alla Procura di Roma contro Aifa, il ministero della Salute, il Comitato tecnico-scientifico, l’Istituto superiore di sanità indicando varie ipotesi di reato, dall’omissione di atti d’ufficio al falso ideologico.
Intervistao dal Fatto Quotidiano, Iapichino ha spiegato: “All’inizio Ema diceva di non capire la richiesta. Ma come era possibile? Abbiamo anche inviato, più volte, la determina con la quale Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco, ha stabilito che l’autorizzazione ai vaccini contro il Covid era condizionata alla presentazione da parte delle case farmaceutiche del Psur, il rapporto periodico di aggiornamento sulla sicurezza, e delle relazioni intermedie, sempre sulla sicurezza. Determina pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, è bene ricordarlo, con tanto di specchietto. Eppure quella documentazione non è stata fornita”.
Successivamente, i legali si sono rivolti solo ad Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco: “Il dg Nicola Magrini ci ha risposto che i rapporti sulla sicurezza dei vaccini hanno natura riservata, sono di proprietà delle case farmaceutiche. Soprattutto che Aifa non detiene la documentazione richiesta. Magrini ci ha scritto di rivolgerci a Ema, l’agenzia europea del farmaco. Abbiamo interpellato Ema e il ministero della Salute. Abbiamo scritto nuovamente ad Aifa, che però non ci ha più risposto. Ema ci ha detto di non comprendere la natura della nostra richiesta, poi che potevamo avere accesso al massimo a due relazioni per volta. Ma parliamo di 24 documenti, per cui io e il mio collega Antonio Petrongolo, abbiamo coinvolto altri tre legali, Andrea Oddo, Stefano Galeani e Aldo Minghelli”.
Alla fine, da parte dell’Ema è arrivato il no definitivo. Per tre motivi: “Primo, i report non possono essere divulgati per non pregiudicare il processo decisionale sull’autorizzazione incondizionata. Secondo, rientrano nelle eccezioni del loro regolamento, che attengono all’ordine pubblico e al segreto militare. Terzo, l’interesse di non incidere sulla decisione finale, che riguarda appunto l’autorizzazione, prevale sull’interesse pubblico. Assurdo. Perché in Italia abbiamo intere categorie obbligate a vaccinarsi”.
Aifa a sua volta ha risposto di “non ravvisare un interesse diretto e concreto da parte delle due associazioni che possa giustificare la divulgazione degli atti scientifici. Anche se ha lasciato uno spiraglio, invitandoci a integrare la richiesta. Eppure per sua natura uno studio scientifico è pubblico. Per questo stiamo valutando di presentare anche un ricorso al Tar del Lazio”. In conclusione, secondo Iapichino “manca la trasparenza da parte delle istituzioni. Se parliamo delle relazioni sulla sicurezza dei vaccini a questo punto presumiamo che non ne siano in possesso. Se parliamo degli studi scientifici, presumiamo che li abbiano. Ma allora perché non li mettono a disposizione?”.
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