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“C’è posto solo per chi ha i soldi.” Lo sconcertante studio che condanna gli italiani e i loro figli

Pubblicato il 06/11/2023 21:34

L’accesso universale all’istruzione è un fatto relativamente recente nella storia dell’uomo, nonché una delle più grandi conquiste sociali, garantendo quell’ascensore sociale, come lo si definiva un tempo, che tuttavia pare oramai bloccato. Torneremo ai tempi in cui il figlio dell’operaio era destinato a fare l’operaio e l’università era un “lusso” per pochi? Purtroppo, il report dall’emblematico titolo “Universitari al verde”, stilato dalla Udu (Unione degli universitari) e da Federconsumatori, ci restituisce un quadro sconfortante – ancora più pesante per gli studenti fuorisede – delle spese che un ragazzo che frequenta l’università, o meglio i suoi genitori, debbano sostenere annualmente. Spese che oggi solo le classi medio-alte possono permettersi. I dati, appena presentati nella sala stampa della Camera dei deputati, giungono a due anni dall’ultimo rapporto e, in questi due anni, la situazione non è affatto mutata, semmai è peggiorata: le spese medie, calcolate dallo studio congiunto, ammontano a 9.378 euro l’anno per uno studente in sede; 10.293 euro per un pendolare; addirittura 17.498 euro l’anno per un fuorisede. Rispetto al 2021 il costo medio annuo degli studi, per un giovane universitario che si sia appena immatricolato, è aumentato di ben 5.000 euro. (Continua a leggere dopo la foto)
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I numeri allarmanti

Le voci prese in esame riguardano tasse universitarie, trasporti, libri e, per i fuorisede, il canone d’affitto e le bollette, come anche l’acquisto di generi di conforto e la spesa quotidiana. In estrema sintesi: “Gli studenti devono pagare per un diritto costituzionale”, ha dichiarato Alessia Polisini, dell’esecutivo nazionale della Udu. “Il 17 novembre saremo nelle piazze di tutta Italia per chiedere un modello di istruzione diverso, per rimettere al centro i giovani di questo Paese”, ha aggiunto la rappresentante degli universitari. Corrado Zunino, autore del reportage su la Repubblica da cui riprendiamo dati e cifre, nota anche come il 14,5, dunque una matricola su sei, decida di abbandonare gli studi, per lo più in ragione di tutte queste spese, sovente insostenibili per le famiglie, data l’inflazione e la complicatissima congiuntura socioeconomica che viviamo tanto per ragioni endogene quanto esogene. Sicché ne consegue che appena il 28,3% della popolazione tra i 25 e i 34 anni in Italia consegua un titolo universitario, laddove la media Ocse si attesta al 47,1%, praticamente il doppio. I costi variano in base alla città: per uno studente fuorisede un anno di studi al Nord può costare sino ai 19.000 euro; 17.343 euro per chi studia lontano da casa nel Centro Italia, mentre le spese si assestano ai 14.200 euro per chi studia da pendolare al Sud. “Un Paese che non investe sulle nuove generazioni non ha futuro”, è la conclusione sin troppo ovvia dell’ex presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, oggi deputato e presente all’incontro con le delegazioni della Udu e di Federconsumatori. Ma è l’intero ciclo formativo ad essere a rischio e a presentare criticità: “Il costo dell’istruzione, dice il nostro osservatorio, nella scuola superiore è salito del 6,2%”, nelle parole di Roberto Giordano, vicepresidente di Federconsumatori. Una prima soluzione al problema la suggerisce lo stesso Giordano: “È necessaria la riduzione dell’Iva sui beni di prima necessità”.  (Continua a leggere dopo la foto)
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Il tema degli affitti

Ad ogni modo, la voce di spesa più pesante, emersa negli scorsi mesi attraverso la protesta – assolutamente legittima, quantunque fortemente politicizzata – degli studenti che dormivano nelle tende fuori dagli atenei. A Milano una stanza può costare, in media, 550 euro, contro i 195 di Palermo. Quello che colpisce sono le forti differenze territoriali. È la solita Italia a due velocità: la spesa per i pasti arriva a costare più di 400 euro al mese al Nord, 359 al Centro e 282 al Sud. Per studiare a Lettere servono 431 euro l’anno, Biologia ne costa in media 829 e Medicina 1.930. Un altro punto critico è il seguente, e lo ha esposto Simone Agutoli dell’Unione degli universitari: “Abbiamo scoperto come a parità di Isee gli atenei del Sud tassano di più gli studenti. E poi ci sono i fuoricorso: “Le università li tassano con un aumento del 50% in media”.

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