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Ucciso brutalmente mentre andava a fare la spesa: cosa si nasconde dietro la morte di Michele

Pubblicato il 16/07/2021 11:20 - Aggiornato il 16/07/2021 11:29

Cruenta la morte del nostro connazionale Michele Colosio, assassinato brutalmente in Messico a colpi di pistola. Secondo le prime ricostruzioni fornite dai giornali, l’uomo stava andando a fare la spesa quando è stato crivellato di colpi, lasciato a terra agonizzante, in un bagno di sangue.

Michele aveva 42 anni, era originario della provincia di Brescia e da circa 10 anni viveva a San Cristobal de Las Casas, nello stato messicano del Chiapas. Prima di trasferirsi in Messico lavorava come tecnico di radiologia al Civile di Brescia. Avvicinatosi al progetto “Casa di Salute”, cogestito dal Nodo Solidale e da alcune realtà territoriali, aveva deciso “di lasciare tutto e andare in Messico per occuparsi di volontariato”. (Continua dopo la foto)

“Non meritava di fare questa fine, era andato là solo per fare del bene”, dice Daniela Stanga, la madre di Michele. Perché mai un uomo come lui è stato assassinato? Si tratta dell’ennesimo episodio di aggressione e violenza (uno dei tanti che ogni giorno si verificano a San Cristobal, una città alla mercè dei gruppi armati che operano grazie alla connivenza del governo e alla corruzione di tutti i corpi di polizia) o c’è dell’altro?

Quella che potrebbe sembrare una rapina finita male, in realtà potrebbe celare un’esecuzione programmata. Ne sono convinti tanti amici e conoscenti: “qualcuno voleva farlo fuori”. “Forse per il suo impegno nella tutela degli ultimi e nella lotta alle ingiustizia” riferisce Brescia Today. Nulla esclude, invece, l’ipotesi che sia stato ucciso a causa di una lunga disputa con il proprietario del terreno che Michele aveva da lui comprato. (Continua dopo la foto)

“Persone a lui molto vicine, in Messico, sostengono infatti che Michele avrebbe avuto dei conflitti con l’uomo da cui aveva acquistato il terreno. Sembrerebbe infatti che l’uomo avesse in realtà intascato i soldi senza formalizzare l’atto di compravendita, cosa che si era protratta per anni in una lunga battaglia legale”.

Inoltre, “testimoni riferiscono che l’uomo, facente parte a sua volta di gruppi indigeni ben conosciuti nella zona per gli atti violenti, avesse più volte minacciato Michele con un fucile. Negli ultimi tempi però, sembrerebbe che Michele fosse sul punto di vincere la battaglia legale. “Tutti pensiamo che l’abbiano eliminato per riavere i due ettari di terreno”, ha riferito una fonte che vive lì a San Cristobal, a Byoblu da cui riprendiamo questa ricostruzione.

Il rischio che si corre è che la tragica vicenda di Michele sia archiviata come uno dei tanti “assalti” che ogni giorno si verificano a San Cristobal. Aiutateci a diffondere questa storia, affinché sia fatta giustizia, si scavi per far emergere la verità e si sensibilizzi su questi e sui tanti -troppi- episodi di violenza della zona.