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Scuola abbandonata a sé stessa: genitori pronti alla rivolta. Caos su aule, mascherine e trasporti

Pubblicato il 27/08/2020 11:03 - Aggiornato il 27/08/2020 11:05

Alla fine il presidente del consiglio è dovuto intervenire, palesando l’incompetenza e l’incapacità della Azzolina nel gestire la ripresa della scuola. Non che con Conte in prima linea ora cambi qualcosa. Ma è bene sottolineare come anche la delegittimazione della ministra sia arrivata troppo tardi. Già, infatti ora a preoccupare non sono solo le modalità assurde scelte e non scelte dal governo, ma anche i tempi. La riapertura è dietro l’angolo e nessuno del comparto scuola sa ancora cosa si deve fare. Non lo sanno i presidi, non lo sanno gli insegnanti, non lo sanno gli studenti e le loro famiglie. E sono proprio le famiglie che ora stanno perdendo la pazienza e si dicono pronte alla rivolta. Come dovranno organizzarsi? Uno studente entra a un’ora e uno a un’altra? Si può ancora tollerare questa mancanza di programmazione della ministra? Si possono ancora tollerare i suoi infinite annunci che poi smentisce 24 ore dopo perché non sa nemmeno lei cosa deve dire o deve fare? Ora sono tutti sul piede di guerra, sindaci compresi. E, in alcuni casi, anche i governatori delle Regioni. Così non si può. L’ultima bomba è scoppiata sul trasporto degli studenti verso gli istituti scolastici. Il Comitato tecnico scientifico è disponibile ad aumentare la capienza dei mezzi pubblici in vista della riapertura delle scuole. Ma c’è più di un “ma”.

Un’apertura che alimenta le polemiche tra governo e Regioni. I motivi di scontro con il governo, e con i suoi “esperti”, sono tanti. La questione dei trasporti al momento è centrale. Mentre dei concorsi per i docenti non si sa più nulla, le segreterie stanno impazzendo e le famiglie ancora non sanno cosa fare con i loro figli, esplode il caso pullman. Le Regioni vorrebbero alzare la capienza dei mezzi pubblici dall’attuale 50-60% (concesso quando tra l’altro c’è una disposizione verticale delle sedute) all’80%, derogando così alla regola del metro di distanza. “Se non si interviene in questi giorni chiarendo i limiti delle capienze sul trasporto pubblico locale si rischia il caos”, ha detto Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni.

Intanto, però, come racconta Michele Bocci su Repubblica, il governo ha chiesto alle Regioni di potenziare il servizio, “magari utilizzando mezzi al momento fermi come quelli di alcuni Ncc, di scaglionare gli orari di ingresso a scuola e al lavoro, di mettere a bordo separatori e sistemi di ricambio d’aria e altro. Se questi interventi non saranno sufficienti, allora si potrà aumentare la capienza”. La ministra ai Trasporti De Micheli, intanto, se ne è uscita con un’altra “genialata” delle sue: ha proposto di equiparare i compagni di classe ai congiunti, per farli stare vicini sui mezzi. Una soluzione che ha destato più di una perplessità, a partire dal Cts, e che pare illogica: chi verifica l’effettiva appartenenza alla stessa classe? E poi, che senso avrebbe a quel punto il distanziamento in classe?”. Ma niente, questi non ci arrivano a certe cose…

Altro fronte caldo è quello delle mascherine in classe. Il vice della Conferenza delle Regioni, il presidente della Liguria Giovanni Toti ha detto che le amministrazioni locali non accetterebbero la previsione di farle tenere in classe agli alunni per tutto il tempo: “È una visione ampiamente condivisa in Conferenza”. Il Cts, che aspetta anche una presa di posizione dell’Oms, è però sempre sulla stessa linea: la mascherina si può abbassare al banco se c’è un metro di distanza tra le bocche degli alunni. Per il resto, salvo per i bambini da O a 6 anni, va sempre indossata.

E poi c’è la questione banchi, su cui lo scontro è trasversale. A parte il mistero dei bandi, dei ritardi, dei costi e della logica con la quale si sono scelti (è più facile mantenere la distanza con i banchi statici che non con quelli con le rotelle…), c’è anche qui una questione di tempo: il commissario Arcuri ha detto che la fornitura si concluderà a fine ottobre. Quindi cosa si fa fino a fine ottobre se la scuola riapre il 14 settembre? E anche sulle aule si aspetta di concludere la partita. “Ci sarebbero ancora – si legge nel epzzo di Bocci – 150mila studenti senza spazi adeguati. Poveri studenti, povere famiglie, poveri insegnanti. Povera scuola! Qui c’è da bloccare le città, organizzare una grande manifestazione per protestare contro questo governo di incapaci che ancora non ha capito che dire “scuola” vuol dire “società”.

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