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Scuola, Arcuri colpisce ancora. Ecco cosa non torna nella folle gara dei banchi

Pubblicato il 28/09/2020 11:27

In ritardo sui tamponi, sulle mascherine e… facile intuire di chi si stia parlando. Basta semplicemente guardare la vicenda dal suo principio per realizzare la mostruosità del gigantesco pasticcio combinato con la fornitura dei banchi. Principale artefice del capolavoro, il commissario straordinario Domenico Arcuri, il quale prima ha indetto il bando, poi, resosi conto dell’assurda richiesta da lui stesso pretesa di rientrare in quei tempi e con quelle quantità, ha iniziato a ritrattare.

Dovevano arrivare l’8 settembre, al massimo il 12, poi siamo passati a “entro la fine del mese” e per concludere entro il 31 ottobre. Le consegne sono in clamoroso ritardo. Su 2.408.434 banchi monoposto, con annesse sedute, ne sono giunti a destinazione solo 300mila. Per montare una vicenda così ci vuole sicuramente talento. Stando ai calcoli effettuati dalla Verità, che pone chiarezza sulla questione,“per rispettare le scadenza bisognerebbe portarne a partire da oggi (28 settembre), incluse le domeniche, 61.764 al giorno”. 

Sabato sera, sul sito del governo, sono finalmente apparsi i documenti relativi al bando, finora tenuti nascosti. Finalmente dall’alto ci degnano di un minimo di trasparenza, ma più che mettere trasparenza i dati che risultano appesantiscono la situazione. Sono numerose le incongruenze tra le dichiarazioni fatte durante lo sviluppo della vicenda e ciò che nero su bianco è stampato sulla carta. 

Il 13 agosto si appredeva che 11 aziende si erano aggiudicate la fornitura. Stando a quanto si legge ufficialmente, “per i lotti A e B, alla data del 12 agosto, risultavano affidatarie 13 ditte”, i cui nomi riportiamo di seguito: “Moblferro, associata a Vastarredo, Camillo Sirianni, Sud Arredi, Paci, Arredascuola e Biga srl (mezzo milione di pezzi); Beton, Quadrifoglio (600mila arredi) , Nexus, la portoghese Nautilus sa, Principe Italy spa ed Esel group”. 

Il giorno dopo la scadenza del bando, il 6 agosto, il commissario va in tv e durante la trasmissione In Onda, su La 7, vende il suo imminente successo: “La gara prevede che l’8 settembre i banchi vengano installati nelle classi”. Ma doveva già aver intuito che il bando non era adatto a soddisfare il fabbisogno. Infatti, solo sei giorni dopo, salta fuori la relazione che riconosceva come “non fosse possibile soddisfare integralmente le esigenze rappresentate dal ministero dell’Istruzione”. 

Così partono le trattative private, “una procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara”. Trattative che si concludono il 9 settembre con altri cinque contratti: “Hmy Financiere (Francia), Kinnarps Ab (Svezia, con sede italiana a Cantù), Vs Vereinigte Spezialmobelfabriken (Germania), Aurora group e Rti Gonzagarredi”. Ciascuna si è impegnata a fornire 200mila banchi. Ma come? Arcuri in trasmissione non aveva detto che i banchi sarebbero arrivati l’8 settembre?

Come è possibile se solo il  9 settembre “vengono ultimati gli accordi con le altre aziende interpellate”.Il 9 settembre, cioè 24 ore dopo il giorno in cui Arcuri aveva proclamato solennemente che sarebbero stati installati i banchi, si concludono le trattative.

Ma le stranezze non finiscno qui. Perchè la struttura comissariale dichiara che la Nexus, ,ditta di Ostia con un solo dipendente, che doveva realizzare 180mila banchi per quasi 45 milioni di euro, “non era mai stata presa in considerazione”. Eppure dai documenti resi pubblici, risulta che al 12 agosto era proprio una della affidatarie del lotto A. 

A questa si aggiunge un’atra ditta estromessa, sulla cui esistenza Arcuri si era pronunciato in una intervista di Repubblica: la e-Picuro. Il commissario in quella occasione riconosceva che, oltre all’azienda di Ostia, le verifiche avevano “prodotto risultati negativi” anche su un altro fornitore, appunto la e-Picuro. Tra aziende tolte e aziende messe, sicuramente spicca l’Aurora group, che secondo quanto riferisce sempre la Verità, non avrebbe nulla a che vedere con il settore di produzione banchi. L’azienda, “non si occupa nemmeno lontanamente di arredi, bensì di macchine agricole”. I misteri di Arcuri.

A giudicare dall’entità del pasticcio, prima che la questione trovi il suo fine (di lieto fine arrivati a questo punto non si può proprio parlare, l’unica speranza che resta è che si arrivi quanto prima a una conclusione), passerà tempo e comunque non sorprenderebbe se venisse fuori qualche altro scarabocchio.