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“Ecco perché Putin non tratterà mai”. Le foto della Russia via satellite rivelano il futuro della guerra

Pubblicato il 25/07/2023 11:30

La guerra in Ucraina terminerà entro breve? Vladimir Putin si mostrerà disponibile a trattare con Kiev? Domande alle quali ha tentato di rispondere in queste ore Federico Fubini sulle pagine del Corriere della Sera, concentrandosi su Mosca e sui segnali che si possono cogliere osservando il Paese dal satellite, dall’alto, cercando di decifrarne le reali condizioni. “Attraverso l’uso delle immagini da satellite è possibile misurare la produzione industriale sull’intero territorio del Paese – ha spiegato il giornalista – E i segnali sono inconfondibili: la Russia è impoverita, ridotta allo stato di economia di guerra, ma sembra uscita dalla recessione che l’aveva colpita l’anno scorso. Lo ha fatto grazie alla ripresa produttiva del complesso militare-industriale”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli analisti che parlano di una nazione in ginocchio, dunque, sarebbero quanto mai lontani dalla realtà: “Se questa tenuta si conferma, i governi occidentali nei prossimi mesi dovranno probabilmente prepararsi a sostenere Kiev in una guerra che si prolunga per almeno un altro anno e mezzo. Il regime di Vladimir Putin è tutt’altro che forte: come ha rivelato la abortita ‘marcia per la giustizia’ di Yevgeny Prighozin, le istituzioni russe sono svuotate di senso e di capacità e l’intero Paese sembra retto dai fragili accordi tipici di uno Stato-mafia. Il supporto delle élite per il dittatore è passivo e inaffidabile”. (Continua a leggere dopo la foto)

Le foto della Russia via satellite rivelano il futuro della guerra

Gli analisti, come spiegato dal Corriere, tendono a misurare fattori come l’attività delle fabbriche e i gas rilasciati attraverso i satelliti. Potendo così trarre informazioni utili sulle condizioni generali di un Paese. L’analisi sulla Russia sembra suggerire come “l’impatto delle sanzioni occidentali sembra in parte superato e la ripartenza militare è evidente”. Una capacità di resistenza che si spiegherebbe “con gli scambi con la Cina e la scelta dell’Arabia Saudita di moltiplicare l’import di prodotti petroliferi raffinati dalla Russia rispetto al passatto”. (Continua a leggere dopo la foto)

Qualche scricchiolio, dalle parti di Putin, c’è stato. Ma il Paese non è affatto ridotto a uno stato di totale debolezza, come invece scritto da tanti altri analisti. Questa la conclusione del Corriere, secondo il quale il presidente russo “non vuole né la pace, né un cessate-il-fuoco. Chi qui in Italia lo fa credere – purtroppo – non sa di cosa parla o non è in buona fede”.

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