Cosa ha portato le case di riposo a trasformarsi, con l’avanzare della minaccia Covid-19, in luoghi pericolosi, dove sono stati registrati negli ultimi mesi il 40% dei decessi legati alle complicazioni causate dal virus? Una lunga somma di errori e mancanze, dalle attrezzature carenti all’impreparazione del personale sulle procedure necessarie per contenere l’infezione. Ma anche una serie di problematiche di più ampio respiro, a partire dall’età media del Paese, la più alta d’Europa (gli over 80 sono 4,4 milioni) con 18,6 posti letto ogni 1.000 anziani, contro una media Ue del 43,8.
Sulle pagine del Corriere della Sera, Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza hanno pubblicato uno studio basato sui dati Istat, del ministero della Salute e dell’Annuario scolastico dal quale emerge come ci siano in Italia all’incirca 200 mila posti letto accreditati, di cui 160 mila occupati da non autosufficienti. Altri 50 mila posti sono disponibili in strutture private dove il costo è totalmente a carico dell’ospite. La degenza media è di 12 mesi. 1,6 milioni di anziani prendono l’assegno di accompagnamento, molti lo utilizzano per pagare la badante. 600.000 sono irregolari. Il welfare pubblico ha appaltato quasi del tutto ai privati l’assistenza ai più fragili. I Comuni gestiscono solanto il 26,7% delle case di riposo sparse per il territo, con rette mensili che spaziano a seconda dell’autosufficienza e dalla Regione: dai 2.400 a oltre 4.000 euro. A Milano si arriva a una media di 102 euro al giorno.
Le case famiglia, invece, non prendono contributi pubblici. Ci si rivolge loro quando non si trova posto altrove e coprono 50 mila posti letto, con una retta media di 1.800 euro al mese. Gli unici controlli ai quali sono sottoposte sono quelli dei Nas e nel 2019 sono state spesso al centro di casi di cronaca: 1.500 le irregolarità riscontrate, purtroppo di frequente legate a maltrattamenti, poca pulizia e via dicendo. Dati alla mano, lo studio evidenzia “la grande espansione delle società private profit accreditate e i loro utili, a fronte di una gestione pubblica in via di dismissione e sempre più in perdita. Korian-Segesta (il principale azionista Crédit Agricole): fatturato 2018 di 368 milioni, utile 800 mila euro. Kos (controllato dalla famiglia De Benedetti): 595 milioni di fatturato, utile di 30 milioni. San Raffaele della famiglia Angelucci: fatturato 142 milioni, utile di 11 milioni. Sereni Orizzonti di Massimo Blasoni (indagato per truffa aggravata al servizio sanitario nazionale): fatturato 147 milioni, utile di 12 milioni. Gruppo Gheron controllato al 90% dagli imprenditori Massimo e Sergio Bariani: fatturato 43,8 milioni, utili per 1,5”.
Nelle case di riposo private accreditate ci sono certamente maggiori capacità manageriali, ma anche maggior ricorso a medici e infermieri esterni pagati da cooperative (il 43%), che non pesano sui bilanci con i giorni di malattia, perché pagati dall’Inps. Gli infermieri sono anche pagati meno rispetto al pubblico: 1.200/1.300 euro al mese contro 1.600. La preparazione lascia spesso a desiderare, il tempo dedicato agli anziani inferiore. Il ministro Speranza ha parlato di un’epidemia che “ha scoperchiato una fascia, quella della terza età, abbandonata a sé stessa”. Difficile immaginare, però, che le cose possano cambiare a breve.
Ti potrebbe interessare anche: Il governo nel caos: scontro con le Regioni su coprifuoco, spostamenti e zone rosse