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Mes, chi è Rivera, l’alleato dell’Europa per portare la Troika in Italia

Pubblicato il 04/04/2020 12:12

Alessandro Rivera, è il direttore generale del Tesoro. E in questi giorni è più che mai sulla bocca di tutti. O meglio, tutti quelli che hanno ben chiaro che c’è lui dietro alle trattative tra Italia e Europa per il Mes, e c’è lui dietro la mancanze di un no forte e chiaro a Bruxelles contro questo Meccanismo che tutto fa tranne che salvare gli Stati. Anzi… Rivera è uno di quelli che si possono definire “super burocrati”. Avevamo già dato notizia, riprendendo le indiscrezioni riportate da La Stampa che citava “fonti di governo”, di un cortocircuito tra il ministero e, appunto, i tecnici sui soldi da destinare alle imprese e sulle trattative per il Mes. “Rivera è un problema, ci sta ostacolando su tutto”, ripeterebbero queste fonti guardando alla partita sul Meccanismo europeo di stabilità.

Claudia Conti, su La Verità, racconta altri dettagli su Rivera. Il direttore generale del Tesoro “sta dunque diventando un problema sia per il premier sia per lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che dovrebbe delineare lo spazio politico in cui muoversi a Bruxelles con un mandato il più possibile chiaro. Eppure il profilo di Rivera è da navigato ‘civil servant’. Abruzzese, nato all’Aquila 49 anni fa, la sua è una famiglia nobile. Alessandro ha fatto carriera all’interno del ministero del Tesoro”. Ha partecipato agli infiniti negoziati dello Stato, come quello per le condizioni dei Tremonti bond, nel 2001, “ma soprattutto – scrive Conti – le trattative con la direzione generale concorrenza dell’Unione Europea sui salvataggi bancari, da Banca Etruria alle ex Popolari vende e all’aumento precauzionale del Monte dei Paschi di Siena, proprio lui che aveva cominciato elaborando i dati sui bilanci della fondazioni”.

Tanto da conquistarsi il “sincero apprezzamento” del dominus dell’Acri e della Cariplo, Giuseppe Guzzetti. “Non a caso tra i compiti di Rivera, c’è anche il ruolo all’interno della Cdp, il gruppo che è controllata dal Tesoro ma ha gli enti come socio rilevante. Da responsabile del dipartimento banche del Tesoro, nell’estate del 2018 è stato chiamato da Giovanni Tria a capo della direzione generale contro il parere del M5S”. Ma Rivera oltre al dossier Mps ha anche altri pensieri per la testa, come i 60mila azionisti della Banca popolare di Bari “che lo ritengono colpevole del mancato salvataggio dell’ultimo baluardo creditizio del Mezzogiorno, attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi e, prima ancora, azionando una norma del Decreto crescita che consentiva di trasformare le imposte differite (Dta) in crediti d’imposta fino a 500 milioni di euro”.

E ora, sempre come rivale La Stampa, sarebbe suo l’avallo al Mes formato Europa che tanto farebbe male al nostro Paese e che si deve in ogni modo scongiurare. Accettare questo Mes significa commissariare l’Italia, farsi piombare la Troika in casa e diventare così la nuova Grecia. Ecco perché Rivera, firmando quei documenti sul Mes a Bruxelles, ha tradito gli italiani. Speriamo solo che non sia troppo tardi per porvi rimedio.

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