Come è morto Andrea Purgatori? Ancora oggi, a distanza di due mesi dalla scomparsa del grande giornalista, ce lo stiamo chiedendo. Come in un vero e proprio giallo, come in una di quelle pagine opache della storia d’Italia tante volte approfondite dallo stesso Purgatori, non mancano contraddizioni, scoperte e colpi di scena. L’ultimo dei colpi di scena è di queste ore poiché, da quanto filtra, nei prossimi giorni ci sarà un incidente probatorio, ovvero un incontro tra i consulenti della procura e delle parti sull’attività peritale seguita all’autopsia, svolta al Policlinico di Tor Vergata il 26 luglio. Dall’esame della salma, effettuato dal professor Luigi Marsella dell’istituto di medicina legale di Tor Vergata, come abbiamo scritto già all’epoca, si evinse che sia stato “un collasso cardiopolmonare” a uccidere Andrea Purgatori. Dunque, le metastasi al cervello non c’erano e non c’erano mai state, secondo le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della sera il 27 luglio, e i pesantissimi cicli di radioterapia al cervello erano perfettamente inutili, nonché deleteri per un fisico già debilitato. (Continua a leggere dopo la foto)
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I medici indagati
Il tutto mentre l’inchiesta aperta a Roma, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco col pm Giorgio Orano, sta indagando due sanitari della clinica romana Pio XI, il medico Gianfranco Gualdi e il tecnico di laboratorio Claudio di Biasi, per omicidio colposo. Non è escluso che i consulenti possano chiedere ai titolari dell’indagine di affidare ulteriori consulenze tecniche, il che potrebbe allungare di altre settimane gli accertamenti. Come si ricorderà, i familiari di Andrea Purgatori, assistiti dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, hanno presentato un presentato una denuncia ai carabinieri del Nas per omicidio colposo, al fine di far luce sulla correttezza della diagnosi refertata al giornalista e delle cure apportate. (Continua a leggere dopo la foto)
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Tutto nel giro di pochi mesi
Era il 24 aprile allorché Andrea Purgatori si era recato in una clinica privata della capitale, Villa Margherita, per effettuare controlli di routine e svelare i motivi della recente spossatezza che avvertiva. Gli esami strumentali presentavano parametri fuori norma. Ecco, dunque, il passaggio ad un’altra struttura, la clinica romana Pio XI, e la terribile diagnosi del medico e del tecnico sanitario indagati: una forma tumorale diffusa in varie zone del corpo, ai polmoni e al cervello. Pertanto, venne disposta una massiccia radioterapia che il giornalista effettuò in una terza clinica. Le condizioni, però, peggiorarono e, a Villa Margherita, venne clamorosamente smentita a seguito di una Tac qualsivoglia traccia di metastasi al cervello: solo tracce di ischemie cerebrali. Un quadro confermato anche da un’ulteriore risonanza effettuata in altra struttura. Ma le condizioni erano oramai precipitate inesorabilmente e il decesso, all’età di settant’anni il 19 luglio scorso, è giunto intervenuto pochi giorni dopo il ricovero presso il Policlinico Umberto I.
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