Se ne è parlato tanto in questi giorni, delle cosiddette “operazioni baciate”, l’acquisto di azioni e obbligazioni della banca con finanziamenti erogati dallo stesso istituto. Una pratica che era finita nel mirino dopo il crac della Popolare di Vicenza e che, stando a quanto emerso in queste ore dalle indagini, non era affatto sconosciuta nemmeno alla Popolare di Bari, con decine di casi verificati tra il 2014 e il 2016 e altri sui quali sono ancora in corso accertamenti. Un esito tra l’altro fin qui probabilmente sottostimato, visto che esclude gli acquisti di titoli per importi inferiori ai 10 mila euro.
Banca d’Italia scriveva nella nota informativa diffusa nelle scorse ore, in cui ripercorre le operazioni di vigilanza svolte sull’istituto pugliese, che non ci fossero “significative evidenze di operazioni baciate”. Il risultato di queste indagini e dell’informativa inviata a Consob nel 2017 fanno però emergere una realtà ben diversa, con il finanziamento del capitale con soldi della banca (che porta a sovrastimare il capitale e dunque la solidità dell’istituto) che si sarebbe invece verificato in decine di casi, sia in occasione degli aumenti di capitale del 2014 e 2015 sia per operazioni sul mercato secondario e in occasione della vendita di obbligazioni subordinate. Una fase in cui il numero di soci della banca è cresciuto dai circa 60 mila di fine 2013 a oltre 69 mila.
Le analisi e le proiezioni sulle sottoscrizioni non esaminate fanno emergere un totale di 14,5 milioni di azioni comprate “utilizzando linee di credito concesse dall’emittente”, di cui 4,6 milioni relativi all’aumento di capitale del 2014, suddivisi tra 50 soci: il 12% delle 410 posizioni esaminate dagli ispettori. Nella fascia di acquisti tra 30 mila e 200 mila euro sono stati rilevati finanziamenti per comprare azioni nel 18% dei casi esaminati. In più ci sono 4,8 milioni di obbligazioni Tier 2 acquistate da 81 soggetti con la stessa modalità.
Secondo gli organismi di vigilanza “non sono emerse evidenze di un’azione commerciale orientata alla concessione di facilitazioni creditizie connesse alla sottoscrizione di strumenti di capitale” e gli importi riscontrati “non sono significativi rispetto sia all’entità dell’aumento di capitale sia ai mezzi patrimoniali”. L’audit interno della Popolare aveva a sua volta realizzato un controllo sugli aumenti di capitale e le transazioni sul mercato secondario arrivando però a individuare solo “10 casi di assistenza finanziaria per un importo di 16,9 milioni oltre a 699 mila euro di obbligazioni subordinate”.
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