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Ombre sui tecnici e strane riconferme

Pubblicato il 07/03/2023 12:19

di Gianluigi Paragone – Non importa quel che decideranno a Bergamo, ma è un bene che una procura stia indagando su una questione imballata da segreti, silenzi e giochi politici. E’ un bene perché chi voleva parlare dei buchi delle procedure e di come governanti e tecnici si stessero chiudendo in una pericolosa bolla, si trovava o isolato in parlamento o censurato.
Per quel che mi riguarda nella passata legislatura nessuna delle mie interrogazioni ebbe l’onore di una risposta da parte del ministro Speranza, nemmeno quella sulle mascherine prodotte da Fca per la Presidenza del Consiglio dei ministri e consegnate nelle scuole con tanto di proteste dei genitori perché i figli si sentivano male; finì che poi dovettero ritirarle perché non conformi. Nemmeno avemmo il piacere di ricevere una risposta rispetto ai contratti con cui acquistarono i vaccini (in un numero talmente sproporzionato che in parte sono state “donate” in Africa e in parte… smaltite): ai colleghi in Europa è andata peggio visto che la signora Von Der Leyen nega di mostrare gli scambi con l’amministratore delegato di Pfizer. (Continua dopo la foto)

Dalle sedi istituzionali poi passammo alla strada della comunicazione: eravamo sì invitati in tv, ma sempre in confronti uno contro tre o quattro. Ora in tv persino Gad Lerner dice che ricorrere al tribunale di Norimberga sarebbe opportuno. Quando lo dicevamo noi, era blasfemia, eravamo contro coloro che stavano salvando le vite degli italiani.
Sui social poi… Appena scrivevi una parola fuori posto, partivano blocchi, limitazioni e persino chiusure in nome di un fact checking male odorante di conflitto di interessi. Che strana questa libertà di comunicare in rete dove le piattaforme decidono i contenuti. Ecco perché questa inchiesta è fondamentale. Ed ecco perché il contenuto di quelle chat tra politici e tecnici fa arrabbiare per non dire che indigna: sarebbe bastato un confronto. Invece solo arroganza: si fa così e basta. Poi però, i dubbi che sollevavamo noi, diventano i loro. Ma si doveva andare avanti anche a costo di inciampare nelle non verità, come emerge dalle carte. Non manca molto ad un prevedibile scaricabarile tra di loro, pietosa usanza con cui pensano di ritardare il redde rationem. Non so quanto servirà. Le loro parole sono lì e stavolta siamo ben lieti di vederli avvitarsi in acrobatiche spiegazioni e contro osservazioni.
“Covid, le ombre sui tecnici”, titolava ieri la Stampa. Il Cts nel mirino dei pm: “Pareri scientifici concordati con Speranza”. Allora non sono più pareri tecnici o scientifici: diventano pareri politici, ministeriali. E’ la scienza che si piega a quel che serve alla politica, al governo per trovare una qualunque via d’uscita. “Al centro dell’indagine il rapporto privilegiato con il ministro”: beh, certo era un tutt’uno. “Sotto esame anche la scelta di secretare il piano Covid del matematico Merker”: la segretezza è stata una delle armi del governo Conte 2. E il motto “Non disturbate il manovratore” una regola della casa, specie di Speranza, colui che scriveva libri senza poi poterli vendere.
E che dire dell’indagine per truffa che riguarda Brusaferro: tamponi da tre euro sono costati 750. Altre inchieste sono sparse in giro per l’Italia sul costo delle mascherine e di altri strumenti. Se ne parlava già mesi fa, ma – ripeto – era impossibile essere ascoltati, perché noi eravamo i no vax, i no green pass, eravamo quelli pericolosi.


Ma tutto questo si sapeva benissimo anche prima, specie per chi era tra i banchi dell’opposizione. Pertanto va benissimo mettere in piedi una commissione d’inchiesta per fare luce, ma una domanda al governo non si può non fare: perché certe riconferme come quelle di Brusaferro e Locatelli? Se non si ha la forza di rompere i legami con quella stagione, come si può pensare di andare fino in fondo con una commissione d’inchiesta?