Erano in possesso dell’Ema, l’agenzia del farmaco dell’Unione europea, e lo sono, o sarebbero, tuttora. Di fatto l’Aifa non aveva i documenti sull’efficacia dei vaccini contro il Covid-19. Non stiamo scherzando: l’Agenzia italiana del farmaco non possedeva, dunque, alcun dato sull’efficacia del siero né sulla capacità di impedire la trasmissione del virus e ne consegue che il rapporto tra rischi e benefici, propedeutico a ogni decisione di politica sanitaria, semplicemente non poteva essere stilato. In barba a tutto ciò, la stessa Aifa ha approvato la campagna vaccinale, i relativi obblighi, ha impedito le autopsie, ha minimizzato o censurato i danni collaterali: e, ora lo possiamo urlare a gran voce, ha fatto tutto ciò nella più ampia discrezionalità, limitandosi a replicare le decisioni dell’Ema, anche se in teoria fa capo al ministero della Salute. È il quadro – gravissimo – emerso grazie alla sentenza del tar del Lazio, che ha rigettato un ricorso di un gruppo di sanitari e di soggetti danneggiati da vaccino. Ricorso rigettato essenzialmente per l’assenza di tale fondamentale documentazione, non per le richieste in sé, dunque. I corollari enunciati in apertura – l’efficacia del vaccino nel fermare il contagio del virus e l’analisi del rapporto tra rischi e benefici – erano alla base dell’intera campagna vaccinale, imposta dall’alto, e del clima da psicosi di massa che si è generato. (Continua a leggere dopo la foto)
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La gravissima ammissione
Sicché vengono i brividi nell’apprendere le motivazioni della sentenza numero 01331/23, pronunciata l’11 luglio scorso dalla sezione Terza Quater del Tar del Lazio. Circa un centinaio di sanitari e di danneggiati da vaccino, difesi dall’avvocato Francesco Golinelli, avevano chiesto ad Aifa l’accesso ad alcuni dati inerenti all’immissione in commercio dei vaccini contro il Covid. Richiesta, evidentemente, impossibile da esaudire. “Dato che i provvedimenti di sospensione dal lavoro si diceva che erano motivati da evidenze scientifiche – riferisce Golinelli a La Nuova Bussola Quotidiana, l’unica testata che riporta la sentenza – abbiamo chiesto ad Aifa di indicarci quali sarebbero queste evidenze che giustificavano il mantenimento in commercio dei vaccini. Ma non abbiamo ricevuto risposta, se non qualche generico riscontro senza alcun riferimento scientifico”. Da qui la decisione di rivolgersi al Tar del Lazio. “Nel merito il ricorso è infondato”, ha quindi scritto la presidente della Corte, Maria Cristina Quiligotti, poiché l’Aifa “ha dichiarato di non essere in possesso della documentazione richiesta, con la conseguenza che il ricorso deve essere respinto proprio alla luce della dichiarazione Aifa”. Pertanto, non possiamo non fare nostre le parole dell’avvocato Golinelli, il quale si chiede: “In base a che cosa i cittadini sono stati chiusi dentro casa? E sulla base di quale evidenza scientifica i cittadini sono stati praticamente costretti a inocularsi il vaccino pena la perdita dei diritti civili?”. Si legge ancora nella sentenza di rigetto del Tar: “Il ricorso va respinto perché per queste domande Aifa ha dichiarato di non esserne in possesso perché fanno parte del dossier di autorizzazione depositato presso Ema”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Un altro disarmante riscontro
Eppure, il via libera dell’Aifa è stato, naturalmente, vincolante e ha generato e prodotto l’intero impianto della gestione sanitaria della emergenza da Covid. L’avvocato Golinelli non si è dato per vinto e, allora, aveva pensato di rivolgersi proprio all’Ema, ma ha già ricevuto un altro disarmante riscontro. Ci affidiamo nuovamente alle sue parole: “Una mia collega tedesca, che ha fatto un ricorso simile, ha ottenuto dall’ente europeo un rifiuto altrettanto kafkiano: i dati sono coperti dal segreto che scherma i contratti di acquisto, che l’Unione Europea ha siglato con le singole case farmaceutiche”. E qui tornano alla mente i famigerati Sms segreti tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, su cui è calato il velo del silenzio. C’è da augurarsi che, su tali abnormi discrasie nel comportamento e nelle decisioni di Aifa, possa far luce la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid.
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