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“Non è vero! Altro che 20 milioni di morti evitate”. I ricercatori britannici smascherano la “bufala” sul vaccino

Pubblicato il 18/07/2022 19:21

Uno studio pubblicato a giugno sulla rivista The Lancet Infectious Disease, condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra, avrebbe stabilito la cifra delle morti totali evitate dal vaccino anti-Covid in tutto il mondo: ben 20 milioni. Di contro, il gruppo britannico Hart (Healt Advisory & Recovery Team), un pool di professionisti altamente qualificati, ha pubblicato il suo articolo di risposta, intitolato “La fantasia imperiale delle 20 milioni di vite salvate”, pubblicato l’otto luglio sul loro sito hartgroup.org.

Che cos’è HART

HART è un gruppo di medici, scienziati, economisti, psicologi e altri esperti accademici britannici altamente qualificati, che si sono riuniti per condividere le preoccupazioni sulle politiche e le raccomandazioni di orientamento relative alla pandemia di COVID-19. Preoccupati per la mancanza di un dibattito scientifico aperto nei media mainstream e per la preoccupante tendenza alla censura e alle molestie di coloro che mettono in discussione la narrativa, il gruppo cerca da tempo di fare la propria “controinformazione” scientifica, portando i propri dati e le proprie analisi all’attenzione del pubblico.
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Le accuse mosse all’Imperial College

“L’Imperial College ha prodotto un nuovo numero di fantasia per testare la credulità delle persone. Questa volta affermano che 19,8 milioni di vite sono state salvate dalla vaccinazione”. Queste sono le parole con cui esordisce l’articolo, facendo capire come non corra buon sangue tra le due organizzazioni. Secondo HART, l’Imperial College avrebbe già una reputazione mondiale basata su affermazioni errate dimostrabili, a loro volta basate sulla semplice modellazione. I precedenti danni causati da Imperial includono i modelli di Neil Ferguson nel 2001 che hanno portato all’abbattimento di 6 milioni di bovini e ovini presumibilmente per prevenire la diffusione dell’afta epizootica, che è costata all’economia britannica 10 miliardi di sterline.

Numeri pompati e non veritieri

Come riporta HART, le successive previsioni, poi, hanno attribuito 50.000-150.000 decessi umani nel 2002 a causa di CJD a causa dell’epidemia di BSE, quando in realtà vi sarebbero stati 177 decessi; 200 milioni di decessi per influenza aviaria nel 2005 in tutto il mondo quando ne sono stati appurati solo 78; 65.000 morti per influenza suina nel Regno Unito nel 2009 mentre ne sono state certificate 457. “Le ipotesi erano così folli nell’ultimo tentativo che hanno raggiunto l’assurda fantasia di 20 milioni di vite salvate. Non vale quasi la pena perderci tempo, ma data la copertura che ha avuto sui media mainstream, deve essere affrontato”, scrivono gli autori dell’articolo.

L’analisi di HART

Con l’aiuto di grafico che mostra come il numero totale di decessi per covid nel mondo, vediamo come la curva di crescita sia stata del tutto stabile nel tempo. L’arrivo delle vaccinazioni, dunque, non sembra aver inciso minimamente sulla sua traiettoria.
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Figura 1: decessi cumulativi globali attribuiti a covid

Se si aggiunge un’altra riga per mostrare la traiettoria della curva dei decessi sancita dallo studio dell’Imperial College, situazione che sarebbe accaduta senza la vaccinazione, con 19,8 milioni di persone morte, si può notare come la loro affermazione abbia senso solo in una situazione di massiccia accelerazione del tasso di mortalità.
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Figura 2: Dichiarazione di Imperial sul numero totale di decessi globali che si sarebbero verificati in assenza di vaccinazione

Dunque, per arrivare a stabilire che sono state salvate quasi 20 milioni di vite, hanno anche assunto che 500.000 vite sono state salvate nel Regno Unito. Un numero che risulterebbe familiare. Proprio Neil Ferguson ed il suo team, infatti, hanno affermato nella primavera del 2020 che se non fossimo intervenuti ci sarebbero state 500.000 vite perse a causa del Covid. Dunque, ciò che hanno fatto all’Imperial è stato raggiungere quel numero, presumendo che l’85% di noi si sarebbe contagiato nella prima ondata e l’1% di noi sarebbe morto. “500.000 deve essere il numero preferito di Imperial, perché questo è il numero di vite che ora sostengono che il vaccino ha salvato, nonostante i 200.000 decessi da Covid avvenuti”, scrivono gli scienziati di HART.

Il confronto di HART tra diversi Paesi

Ma come facciamo a sapere quale dei due istituti ha torto? HART ci fornisce la sua versione, spiegando che se la vaccinazione avesse salvato vite, potremmo notare una differenza tra Paesi con tassi di vaccinazione diversi. Ad esempio, i paesi dell’Europa orientale hanno tassi di vaccinazione notevolmente diversi dal 30% al 66%, tuttavia è impossibile prevedere i numeri di mortalità per covid in base a quali paesi hanno avuto più vaccinazioni.
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Figure 3a e 3b: Quattro paesi dell’Europa orientale più vaccinati e meno vaccinati che mostrano i tassi di vaccinazione in 3a e la loro mortalità cumulativa totale attribuita da covid in 3b

Anche il sud-est asiatico può essere preso ad ottimo esempio. I Paesi di quell’area, infatti, sono stati tutti pesantemente vaccinati. Tuttavia, con l’ultima ondata di Omicron, molti di loro hanno registrato una mortalità pari a 300, 400 o anche più per milione. Guarda caso, lo stesso ordine di grandezza sperimentato dall’Europa nella primavera del 2020, con il ceppo originale e prima della vaccinazione. Dunque, secondo HART, l’affermazione che le vaccinazioni prevengono oltre l’ 80% dei decessi per Covid, fornita da governi e case farmaceutiche, non si adatta a ciò che sta accadendo nel mondo reale.
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Figure 4a e 4b: Mortalità cumulativa da covid nei paesi del sud-est asiatico fortemente vaccinati (4a) rispetto alla mortalità fino all’autunno 2020 per l’Europa (4b).

L’accusa mossa da HART verso i modellisti dell’Imperial College è che avrebbero volutamente scelto piccoli studi occasionali sulla mortalità nei vaccinati e nei non vaccinati a causa dei loro pregiudizi. Da quest’ultimi avrebbero poi estrapolato dei dati per produrre previsioni che non hanno alcuna relazione con il mondo reale. Inoltre, come sottolineato precedentemente, “i modelli di Imperial non hanno mai dimostrato di essere corretti. Le lezioni sembrano non essere mai imparate. Le ipotesi utilizzate da Imperial per creare questo modello non hanno alcuna relazione con il mondo reale”, scrivono perentori quelli di HART. 
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La scienza è un’altra cosa

Un noto proverbio recita “tutto il mondo è paese” e questo sembra essere vero anche per quanto concerne il Regno Unito. HART, infatti, si spinge anche oltre, analizzando una situazione che – purtroppo – è facilmente riscontrabile in moltissimi Paesi nel mondo: “Il pubblico ha bisogno di rendersi conto che istituzioni come Imperial, ricevono notevoli finanziamenti dall’industria farmaceutica e questo influenza il modo in cui vengono presentate le prove”. Gli autori del pezzo aggiungono poi che “I media mainstream affermano che tali prove sono “scienza”, quando non sono altro che marketing per l’industria farmaceutica. Il divario tra la realtà e la narrativa tradizionale si sta allargando e il pubblico ha bisogno di rendersi conto che le fonti di cui si sono fidate in passato non possono più essere considerate attendibili su questo argomento”. Una situazione ben nota anche ai cittadini italiani.

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