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“Fa peggio del Covid”. Lo studio che smonta un’altra balla di Big Farma: cosa è stato scoperto

Pubblicato il 13/02/2024 09:54 - Aggiornato il 13/02/2024 12:09

È stato pubblicato un nuovo studio che smentisce chi minimizza le miocarditi post vaccino cercando di coprire uno dei tanti scandali legati al farmaco contro il Covid. Il dato importante è che emerge come sono di più le miocarditi provocate dal vaccino che non quelle provocate dal Covid stesso. Eppure, se torniamo indietro negli archivi, troviamo ad l’Aifa (sempre loro, e citiamo l’Aifa per citare tutta la pletora che si unì al coro) che giudicava queste patologie “molto rare” in seguito alle inoculazioni. Ebbene, una secca smentita arriva ora da un articolo, da poco uscito sull’Egyptian heart journal – rivista che fa capo al prestigioso editore Springer – e ripreso da Maddalena Loy e Alessandro Rico su LaVerità. Il paper è stato vergato da Rainer J. Klement, uno studioso dell’ospedale Leopoldina di Schweinfurt, in Germania, e da Harald Walach, del Change health science institute di Basilea, in Svizzera. E cosa scrivono? (Continua a leggere dopo la foto)
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La posizione dei due è inequivocabile: “L’affermazione secondo cui l’entità di danni al miocardio dopo l’infezione da Covid-19 sarebbe maggiore che dopo la vaccinazione non è supportata dall’evidenza empirica e, dunque, è sbagliata”. Gli autori partono dallo smentire una ricerca pubblicata dall’European journal of heart failure, in cui, analizzando un campione composto da 777 dipendenti del nosocomio di Basilea, emergeva un’incidenza pari al 2,8% di miocarditi associate alla somministrazione di una dose booster del preparato di Moderna. E scrivevano gli scienziati: “Prima che il vaccino Covid-19 fosse disponibile», avevano annota-to gli scienziati, «l’incidenza e l’entità di danni al miocar-dio associata all’infezione da Covid-19 erano molto più alte di quelle osservate in questo studio dopo la vaccinazione booster”. Questa conclusione, però, è totalmente sbagliata alla luce delle verifiche condotte da Klement e Walach. E perché? (Continua a leggere dopo la foto)

Punto uno: “Gli estensori di quello studio avevano monitorato solamente le miocarditi nei pazienti ricoverati in seguito al contagio, ignorando il più ampio numero della popolazione infettata, ma non ospedalizzata”. Punto due: “Il tasso d’incidenza del disturbo cardiaco non era l’unico fattore da tenere in considerazione: i vaccinati, difatti, erano molti di più dei contagiati e dei ricoverati”. Spulciando i database del Robert Koch Institute tedesco e dell’Ufficio di statistica elvetico, gli esperti hanno trovato che “l’incidenza di elevati livelli di troponina T” nel sangue “dopo l’infezione da Sars-Cov-2”, indice di un danno al cuore, “non è significativamente più elevata di quella dopo la vaccinazione” con il farmaco di Moderna. E poi: “Le complicazioni cardiache legate al Covid sono rare negli individui giovani e sani” e che le cardiomiopatie gravi si verificano prevalentemente negli anziani con altre patologie. Al contrario, “il rischio di miocardite nei vaccinati è ugualmente stratificato nei vari gruppi d’età”. Klement e Walach invitano a fare ulteriori approfondimenti sul “rapporto rischio/beneficio” dei vaccini.

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