Tiziana Tedoldi, 59 anni, psicologa a Parma, già docente presso la scuola di formazione e aggiornamento del corpo di polizia e del personale dell’Amministrazione penitenziaria. Intervistata da La Verità, prima di lasciarsi andare al suo racconto la donna guarda le foto che la ritraggono mentre faceva scialpinismo, o pagaiava in kayak su un torrente. Passioni coltivate da sempre che adesso le
sono precluse. Immagini lontanissime, di un’altra vita sana e sportiva, perché Tiziana, oggi, non è
in grado nemmeno di camminare senza sentire fitte alla gamba destra o ansimare per improvvise tachicardie. Non si è mai ammalata di Covid, ma le è andata molto peggio. Dopo un’unica dose di vaccino Pfizer somministrata nell’agosto 2021, infatti, continua a soffrire di dolori lancinanti, senza diagnosi né cure. Questo è il suo racconto choc.
La dottoressa lavora nel carcere maschile della città e si occupa della salute della donna per l’Ausl del distretto Sud Est del capoluogo emiliano. La sua attività lavorativa, però, è stata assolutamente centellinata durante l’ultimo anno. Le assenze per salute sono state infinite. Tutto è iniziato quel maledetto 11 agosto di un anno fa: «Ho dovuto vaccinarmi contro il Covid, per non finire sospesa dalla mia Azienda sanitaria. Avevo la documentazione del medico di base, che chiedeva approfondimenti sul versante allergologico dal momento che in passato avevo sofferto di angioedema con difficoltà di deglutizione, nausea e sensazione di ostruzione alla gola. Il medico dell’hub vaccinale specializzato in malattie allergiche, con il quale avevo chiesto di parlare, liquidò la faccenda in due minuti: potevo inocularmi senza problemi».
Invece andò diversamente: «Dopo poche ore sopraggiunsero forte palpitazioni, pensai a una tachicardia ma al Pronto soccorso dopo dodici ore di attesa dissero che era tutto a posto. A fine settembre, durante una visita privata all’ospedale San Raffaele di Milano mi venne diagnosticata una miocardite in fase di risoluzione. L’infiammazione del miocardio c’era stata, post vaccino, ma nessuno aveva saputo cogliere i sintomi». Ma non solo, quell’unica dose scatenò una lunga serie di altre conseguenze: «Nausea continua, impossibilità di concentrarmi sul lavoro, parestesie alla gamba
destra. Sempre per mia iniziativa e con accertamenti a pagamento, dalla Tac ho scoperto che avevo sofferto pure di un attacco ischemico transitorio. Un mini ictus, passato inosservato».
Una delle assurdità di questo sistema malato, che ha obbligato i cittadini italiani a fungere da soggetti test per una sperimentazione farmaceutica in pieno svolgimento, spacciata come assolutamente sicura sia dal governo che dalla quasi totalità dei media e dei cosiddetti “esperti”, è che non si riconosce a chi ha riscontrato seri danni da vaccino nemmeno la dignità del malato: «Sono passati dal prescrivere psicofarmaci al raccomandare cicli di cortisone. I medici sono tutti in imbarazzo, quando parli di reazioni avverse da vaccino anti Covid, pensano solo a scaricare subito il caso. Siamo situazioni rognose che nessuno vuole». Ma Tiziana sta male e tanto: «Non ero più in grado di andare in carcere e
nemmeno in ufficio. Ho dovuto riprendere a lavorare una settimana fa, con la malattia lo stipendio era ormai dimezzato, ma nausea e stordimento arrivano all’improvviso e durano anche un paio d’ore. I dolori alla testa sono continui, ho problemi alla vista e da dodici mesi nessuno è in grado, o vuole spiegare, che cosa mi è stato provocato. Solo dalla Germania, dal laboratorio di Luckenwalde che si occupa di reazioni avverse e dove avevo mandato le mie analisi, sono arrivate alcune conferme».
Che tipo di conferme lo spiega di seguito: «Sono risultata positiva agli autoanticorpi Ace 2, Anti Mas 1 e Anti alfa2 adrenergici, altamente specifici per la SpiKe. In poche parole, con il vaccino si è sviluppata una reazione autoimmunitaria potenzialmente dannosa per la salute e dagli sviluppi imprevedibili, però in Italia non ne tengono conto». Come abbiamo già avuto modo di raccontare su queste pagine, la Germania sta dimostrando di avere un occhio di riguardo in più verso gli effetti collaterali da vaccino anti Covid, cercando di far luce sui veri numeri e conducendo delle ricerche volte a capirne di più. Ma in Italia «Mi dicono che sono analisi che da noi non si fanno, quindi non danno terapie in base a risultati ottenuti da un centro di eccellenza tedesco».
Tiziana non ha ricevuto alcuna indicazione su un protocollo da poter seguire per migliorare la sua condizione. Prima costretta a vaccinarsi e poi abbandonata a sé stessa, la psicologa racconta che: «In attesa che mi facciano la biopsia cutanea per stabilire se il vaccino ha scatenato una neuropatia delle piccole fibre ( un’alterata funzionalità dei nervi periferici che colpisce quelle fibre che trasportano al nostro cervello informazioni relative al dolore e alla temperatura, ndr), mi curo da sola, leggendo quello che si trova in Rete. Noi danneggiati dall’anti Covid dobbiamo arrangiarci in questo modo, cercando protocolli terapeutici a livello internazionale».
La donna ha provveduto anche a segnalare all’Aifa gli eventi avversi di cui sta soffrendo «Ma a distanza di un anno nessuno risponde o mi contatta. Silenzio assoluto. La cosa peggiore è non sapere se tornerò normale, o se questa disregolazione del sistema immunitario si trasformerà in una malattia autoimmune». Lei di mestiere fa la psicologa, aiuta i suoi pazienti a superare problemi o difficoltà. Ma dare supporto a sé stessi è tutt’altra storia: «È dura. Cerco di reagire, anche per non gettare nello sconforto la mia famiglia, ma vedendo come sono ridotta ho momenti di depressione molto forti. Non andavo mai dal medico, ero arrivata alla soglia dei sessant’anni continuando a fare sport senza problemi e un vaccino mi ha ridotta in questo stato? Non le nascondo che almeno un paio di volte ho pensato di farla finita. Perché i medici fingono di non vedere quanto stiamo male, noi danneggiati dalla vaccinazione, non danno soluzioni e nemmeno prospettive di uscita da questa sofferenza. Per la sanità pubblica, non esistiamo».
E’ sempre bene ricordare che queste situazioni nascono dalle menzogne del governo, dei media pagati profumatamente con soldi pubblici per elargirle al popolino da inoculare, dall’odio sparso da personaggi di dubbia morale e dai televirologi da salotto, che invitavano i cosiddetti no vax a «chiudersi in casa come sorci» (Roberto Burioni), o che li escludevano direttamente dalla vita civile perché «sono pericolosi e gli renderemo la vita difficile», come urlava Pierpaolo Sileri in TV. Ricordiamo tutti l’assurda litania del «Pronti ad immunizzare casa per casa» del Generale Figliuolo, o peggio, «I no vax sono dei criminali, il male della società, vanno perseguiti come mafiosi», come pontificato da Bassetti. Come mai nessuno di questi signori si è mai minimamente preoccupato di far sì che le persone costrette anche dal loro operato a subire una sperimentazione sul proprio corpo, possano essere aiutate a capire come uscire, se possibile, da quella che a tutti gli effetti è una vita rovinata?
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