Abbiamo già potuto constatare grazie alle parole riportate da “Il Tempo” come il sistema burocratico, su cui si poggiano le procedure in Italia, sia tremendamente soffocante. Ricordiamo l’assurdità della questione. A un imprenditore che voleva donare ben 20 milioni di euro a una struttura sanitaria del Nord è stato risposto: “Non soldi per favore. Altrimenti ci impieghiamo mesi a spenderli. Compra tu dei respiratori per la terapia intensiva e donaci quelli che così salviamo vite umane.” E’ evidente che qualcosa non funziona in tutto questo meccanismo. Perchè non è ammissibile che per essere sufficientemente tempestivi, per non perdere minuti preziosi che possono essere fatali per la salvezza delle persone, siamo spinti e costretti a prendere altre strade, piuttosto che quelle che dovrebbero essere le “giuste vie”.
Per fortuna l’Italia non si arresta, non si scoraggia e continua intrepida nella sua lotta, cercando di fare quanto più possibile nonostante i mille ostacoli. Nel territorio varesino, ad esempio, esiste una Fondazione Onlus dal nome “Circolo della Bontà” che sta contribuendo attraverso una raccolta fondi per sostenere in questo momento tragico gli ospedali del territorio. Gianni Spartà che presiede l’Onlus racconta: “Abbiamo raccolto 400 mila euro in meno di due settimane, compriamo attrezzature di assistenza e rianimazione e le doniamo all’azienda ospedaliera.” L’appello che è necessario lanciare questa volta non riguarda la burocrazia. L’appello che oggi lanciamo è qualcosa che va ben oltre la lentezza istituzioinale a cui siamo da sempre abituati. Continua il Presidente: “Voglio far sapere a più persone possibile che su questa somma, già spesa per una buona metà, lo Stato impone l’odiosa IVA del 22 per cento. Possibile che nei vari decreti emergenziali non sia prevista un’esenzione per cose che vengono comprate, in via celere e donate?” Stiamo dunque parlando di tasse. Tasse imposte sulla beneficenza. E che naturalmente non vanno a ledere solo l’attività solidale del Circolo della Bontà: “Questo scandalo riguarda tutte le Onlus mobilitate dall’emergenza.”
Nessun risparmio, nessuna esenzione. E il tipo di IVA addebitata non corrisponde nemmeno a quella minima. Non è quella minima del 4%, associata ai prodotti di primaria importanza e non è quella ridotta del 10%, associata ai prodotti e servizi del settore turistico e ad alcuni prodotti alimentari. E’ proprio quella ordinaria del 22%. Oltretutto, stiamo parlando di soldi che servono per rattoppare i buchi di un sistema Sanitario che lo Stato doveva garantire. Ma che invece, nel corso degli anni, a causa dei tagli ha messo in ginocchio. Possibile che venga imposta l’IVA anche su donazioni che cercano di far fronte al collasso sanitario provocato dalla cattiva gestione dello Stato stesso?