Ci girano tutti intorno da tempo, come se l’esito non fosse ormai già ampiamente scritto. Intorno a Monte dei Paschi di Siena può esserci un solo finale: lo Stato, alla fine, troverà il modo di far saltar fuori i 7 miliardi di euro necessari al salvataggio dell’istituto, come sempre accade quando ci si trova davanti a “un’emergenza”. Sì perché quando di mezzo c’è una banca quella parola, “emergenza”, scatta automatica, suggerendo fin da subito la necessità di uno sforzo economico, anche se mostruoso. Le famiglie italiane e i loro bisogni, invece, possono aspettare.
La cifra complessiva, 7 miliardi di euro, ha dell’incredibile. Come sintetizzato da Paolo Del Debbio sulle pagine della Verità, è di poco inferiore a quella destinata ad alleviarre la pressione fiscale sul ceto medio. E probabilmente, alla fine della fiera, sarà anche più alta, visto che al costo dell’operazione salva-Mps andranno aggiunte anche le spese per le sofferenze e gli esuberi dell’istituto. Ma d’altronde, come detto, trattasi di “emergenza”, al contrario degli aiuti a quella fascia di popolazione che dovrebbe trainare i consumi e che è invece schiacciata dal peso del fisco.
Sette miliardi destinati al salvataggio di Mps, otto, appena uno in più, quelli che invece serviranno ad andare incontro alle famiglie italiane con reddito lordo annuale compreso tra i 15mila e i 50 mila euro. Quelle che, per intenderci, ogni anno si caricano sulle spalle il 67% dell’Irpef incassata dal Tesoro. Ecco, sommando i 7 miliardi messi in conto per Monte dei Paschi agli 8 che dovrebbero aiutare questi nuclei, ecco che si raggiungerebbe un bottino di 15 miliardi, equivalenti a oltre 100 euro di risparmio mensili per singolo contribuente. Non sarebbe niente male, vero?
Peccato che, al solito, tra il dire e il mare ci sarà di mezzo il proverbiale mare, quello in cui sguazzano banche fallite a causa di gestioni scriteriate e puntualmente salvate dallo Stato con i soldi dei contribuenti. Di tutti noi, quindi. Che avremmo altre priorità e vorremo veder spese diversamente le nostre tasse. Salvo doverci rassegnare, puntualmente, alle ingiustizie di certa politica.
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