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I Benetton e quei palazzi dello Stato comprati a prezzo stracciato

Pubblicato il 14/07/2020 15:43

Come si sa, in questi giorni si sta consumando l’ennesimo (vero o presunto) tira e molla tra il governo italiano e una delle famiglie più ricche e potenti del Paese: i Benetton. La questione di fondo è legata alla revoca delle concessioni autostradali in seguito alla tragedia del Ponte Morandi e agli accertamenti che hanno rivelato anni e anni di mancate manutenzioni, pedaggi in crescita e omissioni di documenti. Però, però… Mentre il governo si mostra pronto (almeno a parole) a togliere le autostrade alla famiglia Benetton, emerge che appena 4 mesi dopo il crollo del Morandi gli hanno svenduto un immobile in centro a Roma dove sorgerà un hotel extra-lusso.

A raccontare il tutto è Alberto Di Majo su Il Tempo. “Il primo governo guidato da Giuseppe Conte a quattro mesi dal crollo del ponte Morandi ha concesso alla famiglia Benetton un clamoroso affare immobiliare. Gli ha venduto un pezzo di Roma attraverso un fondo pubblico controllato dal ministero dell’Economia rinunciando alla prelazione dei Beni culturali. La tragedia di Genova è del 14 agosto 2018. L’11 dicembre dello stesso anno, mentre Palazzo Chigi promette di togliere le concessioni ad Aspi, la società Edizione Property, sempre dei Benetton, acquista in via preliminare un super immobile nel centro storico di Roma per 150 milioni”.

Si tratta dell’enorme edificio (22 mila metri quadrati) che si trova tra piazza Augusto Imperatore, via della Frezza, via di Ripetta, via del Corea e via Soderini: “Il palazzo – scrive Di Majo – è stato costruito tra il 1936 e il 1938 su progetto dell’architetto Vittorio Ballio Morpurgo e si affaccia sull’Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto. Secondo le valutazioni delle principali agenzie immobiliari di Roma a giugno 2020 quel palazzo avrebbe un prezzo oscillante fra 187 e 210 milioni di euro, ma all’epoca della transazione i valori erano più alti”. Come mai i Benetton hanno potuto acquistarlo a un prezzo così stracciato?

L’acquisto effettivo è avvenuto il 20 febbraio 2019 dopo la constatazione del “mancato esercizio della prelazione da parte del ministero dei Beni culturali”. Chi c’era al ministero in quel frangente? Alberto Bonisoli, allora ministro in quota 5 Stelle. Ma lui non è stato l’unico a (non) occuparsi della vicenda. Infatti, “a dicembre 2019 la stessa Edizione Property spa ha comprato un altro immobile (sempre nella stessa piazza) per 120 milioni e anche allora il ministero dei Beni culturali (stavolta guidato dal PD Franceschini) non ha ritenuto di esercitare il diritto di prelazione”.

L’immobile principale, un tempo era di proprietà dell’Inps e poi, nel 2005, è finito nel Fondo Immobili Pubblici. Poi arrivano i Benetton: presentano un’offerta da 150 milioni e pochi mesi dopo l’operazione è conclusa. Poco tempo dopo, Edizione Property spa decide di dare in affitto il palazzo a Bulgari. Il canone è di 15 milioni all’anno per dieci anni (rinnovabile per altri dieci): dunque, in tutto, 150 milioni. Un’operazione con i fiocchi. Un investimento immobiliare ripagato in un decennio.

Scrive Di Majo: “Nell’edificio che una volta era di proprietà dello Stato, Bulgari costruirà un albergo di lusso che aprirà nel 2022. E ora in molti si chiedono: come fa un palazzone di quel genere, nel centro di Roma, pieno di vincoli, a ottenere il cambio di destinazione d’uso per diventare un hotel? La risposta è “semplice”. Spiega Di Majo: “L’immobile è stato venduto già con le autorizzazioni necessarie. Un affare, non c’è che dire”. E quindi la domanda finale che pone legittimamente Di Majo è: Perché il Fondo che doveva gestirlo non lo ha messo a reddito dandolo in affitto e mantenendone la proprietà invece che venderlo alla società del gruppo Benetton facendogli, di fatto, un regalo senza pari?

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