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“Golpe in Europa!” Francia e Germania ripensano l’Europa a loro immagine. Ecco cosa stanno tramando

Pubblicato il 19/09/2023 20:20 - Aggiornato il 19/09/2023 22:12

Francia e Germania ripensano l’Europa, ed è un’Europa in cui l’Italia conta sempre meno, pur essendo un Paese fondatore di quella che oggi è l’Unione europea, e pur essendo uno dei Paesi più popolosi: resta, dunque, relegata a quella marginalità ampiamente certificata dal rifiuto – al di là delle dichiarazioni di facciata – di sopperire in qualche modo all’enorme ed epocale fenomeno delle migrazioni che il nostro Paese, da solo, deve fronteggiare. Il rapporto congiunto di Parigi e Berlino, di sessanta pagine, sarà presentato ai ministri degli Affari Esteri. I due Paesi che si sono contrapposti militarmente lungo due secoli oggi rinsaldando l’asse franco-tedesco, che non ha il minimo interesse verso le vicende italiane. Altro che Europa Casa comune o altri slogan propagandistici, vuoti di contenuto. I lavori di questo rapporto congiunto sono stati coordinati da Olivier Costa e Daniela Schwarzer e viene presentato, proprio in queste ore, al General Affairs Council (GAC), il consesso dei ministri degli Affari Esteri europei. (Continua a leggere dopo la foto)
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Tre obiettivi

Le raccomandazioni del rapporto mirano a raggiungere tre obiettivi, su cui torneremo: “Aumentare la capacità di azione dell’UE, preparare l’allargamento della stessa Unione europea e rafforzare lo stato di diritto e la legittimità democratica dell’UE”. Un altro passaggio interessante è il seguente, che riprendiamo dal sito dell’Ansa: “Riforme più sostanziali – compresi i preparativi per le revisioni dei trattati – dovrebbero essere attuate durante la nuova legislatura (dal 2024 al 2029)”. Riforme e revisioni che rimangono un concetto un po’ vago e non si sa se c’è da sperare o, molto più probabilmente, da preoccuparsi. Circa il secondo dei tre obiettivi che abbiamo anticipato, ovvero l’allargamento dell’Unione europea: “L’Ue non è pronta ad accogliere nuovi membri. Le istituzioni e i meccanismi decisionali non sono disegnati per un gruppo da 37 Paesi e, così come sono attualmente, rendono difficile perfino per i 27 gestire crisi in maniera efficace e prendere decisioni strategiche”. Il discorso sullo “stato di diritto” è quello maggiormente sviluppato nel paper. In particolare, si propone di “rendere il meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto uno strumento per sanzionare le violazioni dello Stato di diritto”, qualunque cosa significhi. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il nodo dell’unanimità

Un altro passaggio molto controverso propone “in assenza di accordo: estendere la portata della condizionalità di bilancio ad altri comportamenti dannosi per il bilancio dell’Ue”. La terza proposta della sezione dedicata allo stato di diritto propone: “Introdurre una condizionalità, simile a NextGenerationEU, per i fondi futuri”. In altre parole, più rigore sui conti pubblici da parte degli Stati membri. Presto, dunque, l’Italia potrebbe essere bacchettata più del solito in merito ai propri (propri si fa per dire) conti pubblici. Una vera svolta sarebbe, invece, data dalla proposta di addio alla unanimità nelle decisioni vincolanti, che sarebbe sostituita dalla maggioranza qualificata. Per intenderci, l’unanimità permette a un singolo Paese di bloccare una scelta, come nel caso dell’Italia sul Mes. L’unanimità, si legge, resterebbe richiesta per “le decisioni costituzionali, come la modifica dei trattati dell’Ue, l’accettazione di nuovi membri o l’adattamento delle istituzioni dell’Ue”. 

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