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“Ecco quanto ci costa la quinta dose”, lo spreco è enorme. Nessuno si vaccina più: i numeri sono imbarazzanti

Pubblicato il 11/12/2023 17:16

È la cronaca di un flop annunciato, perché in fondo era ampiamente prevedibile, ma che la quinta dose del vaccino contro il Covid-19 , quantunque “aggiornato”, non vuole farla nessuno. Persino i medici e addirittura i fragili a cui viene vivamente consigliato sembrano non essere interessati a farsi inoculare un farmaco (sperimentale) talmente efficace che occorre farselo iniettare più e più volte. Neppure lo spot con Michele Placido sembra aver modificato il trend. La notizia segna una nuova presa di coscienza, dunque è positiva, non fosse per l’enorme spreco di denaro pubblico. L’ampia platea dei soggetti teoricamente indicati per la quinta dose è composta dagli over 60, dagli ospiti delle strutture per lungodegenti, le donne in gravidanza, operatori sanitari e sociosanitari e persone affette da patologie gravi. Ricordando che il termine della presunta emergenza sanitaria è stato decretato dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità lo scorso 5 maggio, sono 1.267.812 le dosi somministrate al 7 dicembre, ovvero soltanto il 2,1% della popolazione. (Continua a leggere dopo la foto)
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I dati impietosi

Secondo i dati forniti da L’Indipendente, nella fascia d’età degli ultraottantenni gli immunizzati sono soltanto l’8,9% sul totale; nella fascia 12-59, invece, sono appena 184.790 – un misero 0,5% – coloro che hanno inteso farsi inoculare la quinta dose. L’Italia ha ricevuto 9,172 milioni di dosi del nuovo vaccino adattato contro le ultime varianti del virus per la nuova campagna vaccinale, ma, se il personale medico, le categorie a rischio e i pazienti fragili non si faranno vaccinare entro la data indicata nei lotti del vaccino, finiranno accumulati insieme alle 47 milioni di dosi già in smaltimento da novembre, pagate tra i 700 e gli 800 milioni di euro. Altre 39,6 milioni di dosi saranno in arrivo entro il 2026. Se si considera che nel nostro Paese sono arrivate sinora 241,5 milioni di fiale, significa che una su cinque è già da buttare: tutte le fiale scadranno entro luglio 2024 e, inoltre, sono in arrivo altre 9 milioni di dosi entro il termine del 2023 e altrettante nel 2024, nel 2025 e ancora nel 2026, per un totale, come detto, di 39,6 milioni e, quantificando, di circa 850 milioni di euro. Frattanto, nel mese di agosto, è stato approvato dall’Ema (l’Agenzia europea del farmaco) il nuovo Comirnaty, il vaccino Covid prodotto da Pfizer-BioNTech e mirato alla sottovariante Omicron XBB.1.5. Per quanto riguarda l’efficacia contro la variante attualmente dominante (la XBB.1.5), Ema si limita a ipotizzare che, poiché essa “è strettamente correlata ad altre varianti attualmente in circolazione, si prevede che il vaccino contribuisca a mantenere una protezione ottimale”. Non sfuggirà che si tratti di una asserzione piuttosto evasiva. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le ragioni del flop

Dunque, ci affidiamo ancora una volta a quanto scritto da L’Indipendente, per restituire le esatte proporzioni di questo flop epocale: abbiamo già menzionato i dati relativi alle fasce degli ovvero 80 e a quella tra i 12 e i 59 anni; per la fascia 70-79, inoltre, il numero degli immunizzati è di 400.748 (6,6% del totale) e per la fascia 60-69 si scende fino a 270.874 dosi, ovvero il 3,6% sul totale. A livello regionale, al primo posto si colloca la Lombardia con 115.347 quinte dosi somministrate, seguita da Emilia-Romagna (68.811) e Toscana (65.736). Non è difficile intuire le ragioni di tale diffidenza, basti pensare alle numerosissime segnalazioni di danni collaterali, tra gli innumerevoli punti oscuri dell’intera faccenda, o anche soltanto alla lettera dell’Ema che è stata resa pubblica e che certifica l’inefficacia rispetto al contagio, altresì ammettendo la mancanza di dati sulla trasmissibilità.

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