Grazie al Covid, in molti si sono arricchiti. E stavolta non parliamo solo del business delle multinazionali del farmaco, ma dei fondi che sono brevemente transitati in Italia per poi finire nei paradisi fiscali. Almeno questa è l’accusa che ha portato al sequestro di oltre 260mila euro a una società di Firenze attiva nel settore del turismo e, in particolare, nella vendita di pacchetti turistici agli stranieri, presso le biglietterie dei celeberrimi musei degli Uffizi e della Galleria dell’Accademia, dove ogni anno transitano migliaia e migliaia di visitatori e turisti. I finanzieri fiorentini hanno, dunque, eseguito il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca emesso, su proposta della Procura, dal Gip di Firenze. (Continua a leggere dopo la foto)
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Lo schema della truffa
Lo schema scoperto dalla Guardia di Finanza era semplicissimo per quanto fraudolento: i due soci cingalesi che gestiscono la società, nonostante la inoperatività del settore, dovuta proprio al Covid, aveva richiesto e ottenuto, quantunque non ne avessero i requisiti, i contributi stanziati dal Governo per far fronte alla crisi economica. Contributi immediatamente dirottati su di un conto corrente aperto presso un istituto di credito in un noto paradiso fiscale all’estero, come apprendiamo dal quotidiano fiorentino La Nazione, che non specifica di quale Paese si tratti. Il procedimento è attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari. Gli accertamenti economico-finanziari erano stati avviati già da anni, nell’ambito del contrasto al lavoro nero, interessando diversi tour operator attivi nelle immediate vicinanze della Galleria degli Uffizi e della Galleria dell’Accademia di Firenze, operando proprio attraverso la cessione di pacchetti turistici. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le altre accuse
E non è ancora tutto: ancora da parte dei due soggetti originari dello Sri Lanka, a seguito di un’attività ispettiva delle Fiamme gialle, è stata scoperta un’evasione di circa 800mila euro. I due soci sono stati anche deferiti alla Procura della Repubblica di Firenze, e dunque ritenuti responsabili dei delitti di omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Infine, la stessa società dei soci cingalesi è stata raggiunta anche da un’altra ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Firenze, in questo caso per lo sfruttamento dell’immagine del David di Michelangelo: il giudice ha inibito la società dal riprodurre, ai fini commerciali, così come faceva, il capolavoro rinascimentale, tra i simboli più noti della città d’arte.
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Le precedenti truffe legate al Covid
Purtroppo i precedenti sono numerosi, e alcuni piuttosto clamorosi: due anni orsono, ventuno persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza con accuse a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla truffa ai danni di istituti di credito e truffa sui finanziamenti e contributi pubblici per il Covid, alla bancarotta fraudolenta e all’autoriciclaggio, tra Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Abruzzo e Calabria. Sequestrati anche beni per un valore di circa 40 milioni di euro, riconducibili a 58 indagati per frode fiscale per circa 100 milioni e per truffa agli istituti di credito, attraverso l’emissione e utilizzo di false fatture. Fattura utilizzate, dunque, per truffare istituti di credito al fine di intascare illecitamente i finanziamenti garantiti dallo Stato.
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