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Farmaci sperimentali (e senza consenso) ai malati di cancro, la motivazione è agghiacciante. Medici indagati

Pubblicato il 20/11/2023 21:44

Sempre più spesso scriviamo di episodi di malasanità, oppure delle gravi condizioni in cui versa tale delicato comparto in Italia, poi apprendiamo notizie francamente disarmanti e siamo costretti ad aggiornare quella che, purtroppo, pare esser diventata una rubrica fissa. La desolante vicenda che stiamo per raccontare ha inizio allorché un dirigente medico del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, rinvenendo talune anomalie nel diario clinico di un paziente oncologico, ha dunque deciso di approfondire. Sicché, appurato che effettivamente ci fosse qualcosa di strano, ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri: dalle sue dichiarazioni è partita un’indagine sul reparto di Oncologia che ha portato all’interdizione per un anno dell’ex primario Pierpaolo Correale – in carica fino allo scorso settembre – e del suo vice Rocco Giannicola. Gli indagati, nel complesso, sono sette: oltre all’ex primario e al suo vice, sono accusati la direttrice della farmacia dell’ospedale, Maria Altomonte, il responsabile dell’Unità farmaci antiblastici Antonio Nesci, il dirigente medico di Oncologia Domenico Azzarello, il presidente dell’associazione “Arco”, Francesco Provenzano, e la psicologa Mariangela Polifrone, collaboratrice del reparto. (Continua a leggere dopo la foto)
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Perché lo facevano

È emerso, pertanto, l’inimmaginabile: per accrescere la propria reputazione professionale, nonché per attrarre società farmaceutiche ed organizzatori di convegni, hanno somministrato farmaci sperimentali, senza alcun consenso formale o quantomeno verbale, a malati di cancro. Stiamo parlando del farmaco Nivolumab, artatamente somministrato ad almeno 13 pazienti oncologici. È appena il caso di puntualizzare che naturalmente tale pratica, oltre che illegale e fraudolenta, era potenzialmente pericolosissima per la salute e la vita stessa di tali pazienti. Il tutto sarebbe andato avanti per oltre un anno, o forse più: secondo l’accusa alcuni medici, tra il 2017 ed il 2018, avrebbero somministrato ai 13 pazienti, affetti da neoplasie, farmaci “nell’ambito di terapie e protocolli sperimentali in assenza di autorizzazione o per patologie diverse da quelle previste nelle linee guida”, come hanno precisato i carabinieri dei Nas. Come anticipato, lo scopo dei medici indagati era quello di divulgare i risultati delle prassi cliniche tramite pubblicazioni scientifiche. L’inchiesta è partita nel marzo 2021, subito dopo la denuncia dell’altro medico, e si è conclusa nel dicembre 2022, allorché i carabinieri del Nas e del Nucleo Aifa hanno presentato l’informativa finale ai pm, dopo aver disposto numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, raccolto i verbali dei testimoni e sequestrato e analizzato oltre trecento cartelle cliniche. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le accuse

Le accuse per Pierpaolo Correale, l’ex primario di oncologia, e per il suo vice Rocco Giannicola, sono di somministrazione di farmaci guasti o imperfetti, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa. La gip Karin Catalano ha disposto, per ora, il divieto temporaneo di esercizio della professione medica per un anno, su richiesta della Procura di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri. Se quanto scritto sinora non bastasse, aggiungiamo che gli indagati attestavano nel Registro Aifa predisposto per i cosiddetti “farmaci innovativi” dosaggi superiori del farmaco Nivolumab rispetto a quelli realmente somministrati, nonché patologie differenti da quelle reali, al fine di ottenere (a spese dell’Erario) quantitativi maggiori del farmaco, che poi distribuivano a pazienti privi dei requisiti richiesti per la rimborsabilità. (Continua a leggere dopo la foto)

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La truffa a Pfizer

Dal portale reggino Strettoweb apprendiamo, inoltre, che tramite le intercettazioni è stata scoperta anche una truffa da cinquemila euro ai danni della Pfizer, messa in atto dall’ex primario Correale in concorso con il dirigente medico Domenico Azzarello, con la psicologa Polifrone e con il presidente della onlus “Arco”, Francesco Provenzano: la casa farmaceutica avrebbe finanziato un “Progetto per il sostegno psicologico ai malati oncologici“. Progetto, va da sé, mai realizzato.

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