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Draghi pigliatutto: dalle partecipate alla gestione del Recovery, ormai decide tutto il premier

Pubblicato il 25/05/2021 10:03

Mentre gli italiani aspettano ancora aiuti degni di questo nome, con il decreto Ristori che porterà nelle casse dei nostri imprenditori non più del 5-20% degli utili persi dalle aziende nel corso del 2020, Mario Draghi è impegnato a giocare una sua personalissima partita lungo lo scacchiere delle nomine. Piazzando uomini di fiducia ai vertici delle aziende di Stato, come in Ferrovie dello Stato e Cassa Depositi e Prestiti, dopo aver sbattuto la porta in faccia ai partiti. Anche perché alcuni di questi enti saranno fondamentali nella gestione dei soldi del Recovery, e il premier vuole tenere ben salde in mano le redini, come dimostrato anche dalla scelta fatta sul fronte Pnrr, in mano ai ministri tecnici e non politici.

E così ecco che, per esempio, nonostante la strenua difesa da parte del Movimento Cinque Stelle dell’amministratore delegato uscente di Cassa Depositi e Prestiti, Fabrizio Palermo, Draghi sembra aver già deciso per la sostituzione. Il nome che ha preso quota in queste ore, come rivelato da Il Giornale, è quello di Dario Scannapieco. Alla presidenza, invece, dovrebbe essere confermato Giovanni Giorno Tempini. Alle Ferrovie dello Stato, invece, Fabrizio Favara è il candidato principale alla poltrona che sarà lasciata vuota da dall’ad Gianfranco Battisti. I partiti potranno consolarsi dandosi battaglia per la scelta dei nuovi vertici Rai: lì Draghi ha deciso di lasciare campo libero alle varie formazioni, senza imporre propri fedelissimi.

Che Draghi sia deciso a vestire i panni del burattinaio, con la benedizione dell’Europa, è evidente anche dalla gestione del decreto sulla governance del Piano nazionale di ripresa. I partiti che sostengono il governo non hanno ancora avuto modo di vedere il testo, già noto invece a Bruxelles, nonostante le tante riunioni di questi mesi. Secondo Il Fatto Quotidiano, sarà il premier a finire al vertice della struttura, con un livello politico che vedrà la cabina di regia a Palazzo Chigi e direzione generale al ministero del Tesoro del fidato Daniele Franco. Sarà poi istituita una segreteria presso la presidenza del Consiglio.

Alle categorie sociali e agli enti locali, stando allo schema predisposto da Draghi, resterà soltanto un tavolo permanente. Il nodo che più preoccupa i partiti è però quello della cabina di regia, che l’ex presidente Bce vorrebbe composta dal premier e da ministri “variabili”, che cambieranno di volta in volta in base ai progetti e ai relativi capitoli di spesa. Dettaglio non da poco, considerando che tre quarti delle risorse del Pnrr interessano ministeri tecnici e non politici. Con tanto di beffa per Pd e M5S: a essere coinvolti saranno soprattutto i vari Brunetta e Giorgetti, tutti in area centrodestra, mentre gli altri finiranno relegati in ruoli più marginali.

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