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“Doppia crisi in arrivo”. Tremonti lancia l’allarme: “Ecco le cause e i segnali”. L’analisi

Pubblicato il 04/08/2023 11:58
Downgrade Stati Uniti Tremonti

La decisione di Fitch di togliere la tripla A al rating del debito statunitense, e dunque di declassare gli Usa (il cosiddetto Downgrade), è stata un po’ uno choc per tutti. Le reazioni sono state innumerevoli nel mondo della finanza. Ma per capirci qualcosa in più sul perché e su quali conseguenze avrà questa decisione, è bene leggere quanto ha da dire in merito l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Come al solito la sua è un’analisi puntuale, ricca e che allarga lo sguardo. Ne ha parlato in un’intervista a Gianni Trovati per il Sole 24 Ore in cui spiega: “Il downgrade può essere inteso come un fenomeno indicativo, un segnale da cogliere. La guerra ha svolto sulla politica economica la funzione dell’anestetico, ha prodotto una sospensione dalla realtà, ormai arrivato vicino al termine. Quindi torna la realtà, caratterizzata da squilibri che per ampiezza e intensità non hanno uguali nella storia recente”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Continua la sua analisi Giulio Tremonti partendo dal downgrade degli Stati Uniti: “La finanza, dicevamo, ha fatto da anestesia, ma non c’è anestesia per la finanza. Se percorriamo i fatti dell’ultimo decennio vediamo che siamo passati dal mitico «whatever it takes», che ha prodotto l’illusione di essere magico e salvifico creando moneta dal nulla, dai billion ai trillion, finanziando i debiti pubblici in violazione dei trattati e spostando l’asse del potere dalla politica alla banca centrale, all’infernale «whatever mistakes», con la rimessa in moto della stessa fonte oracolare che ora però alza i tassi, in più con l’abbaglio dell’inflazione che è passata da plafond a target”. Poi Tremonti, incredibilmente, cita Carlo Marx: “In politica era discutibile ma di economia un po’ masticava. Lui diceva che i tassi zero sarebbero stati la fine del capitalismo. Non gli erano venuti in mente i tassi sottozero”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come stanno insieme Francoforte e il downgrade degli Stati Uniti? Spiega Tremonti: “In America lo scenario è parzialmente diverso perché loro hanno il dollaro, il Pentagono, Hollywood, il Congresso. Ma il punto vero resta la finanza, percorsa da due profonde mutazioni. La prima, connessa alla creazione di moneta dal nulla, è l’enorme massa dei derivati, in un capitalismo nel quale accanto a banche e industrie è comparso il tertium genus dei fondi, che hanno una tecnica e una logica diversa da quella del vecchio capitalismo. La seconda è data dal peso di algoritmi e computer, che
spostano enormi masse di denaro in modo istantaneo perché non è più necessario il riscontro di controparte come accadeva prima”. Poi si arriva a un nodo cruciale: quali sono le conseguenze per l’Italia? (Continua a leggere dopo la foto)
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Downgrade Stati Uniti Tremonti

Downgrade Stati Uniti e ripercussioni sull’Italia. L’analisi di Giulio Tremonti

Giulio Tremonti, ragionando ancora sul downgrade degli Stati Uniti, spiega le connessioni con il nostro Paese: “Da noi la fine dell’anestesia si manifesta anche con il fatto che la guerra non è solo una guerra, ma annuncia e determina anche una rivoluzione delle strutture produttive con l’uscita dal modello «dall’Atlantico agli Urali» e la conseguente caduta dell’accoppiata di energia sicura a basso costo ed export sicuro ad alto valore. Questo cambio d’orizzonte colpisce prima di tutto la Germania, ma in Italia il passaggio del triangolo industriale da Torino-Milano-Genova a Milano-Bologna-Venezia denuncia in modo chiaro la dipendenza dalla Germania. Perché è vero che nel nuovo triangolo c’è gente che esporta in tutto il mondo, ma non dimentichiamo che il 30% di ogni auto tedesca è italiano”.

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