Quando alcuni sostenevano come ci fosse un chiaro aumento di casi di positività tra le persone vaccinate contro il Covid-19, spesso si veniva tacciati di complottismo o di analfabetismo funzionale, adducendo a paradossi statistici e baggianate del genere. Ora, forse, siamo un passo più vicini alla verità. Pfizer ha, infatti, ufficializzato la «diminuzione transitoria dei linfociti» in tutte le età.
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Speranza avanza, Pfizer arretra
Mentre ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, annunciava che la prossima settimana, su esplicita indicazione dell’Italia «la Commissione Europea darà un’indicazione condivisa sulla fascia generazionale per la somministrazione della quarta dose, non per tutti ma solo per gli immunocompromessi e per i fragili», ecco che Pfizer, di contro, si accinge ad ufficializzare quella che fino a poco tempo fa veniva assimilata a null’altro che una becera teoria complottista: lo stano caso dei vaccinati-contagiati.
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I virologi negavano l’evidenza?
Ai tempi in cui in televisione si sentiva ciarlare 24 ore su 24 di come il siero “immunizzasse” e di come fosse impossibile che i vaccinati si contagiassero e potessero ricontagiare a loro volta, la tesi predominante tra i virologi era che quando un alto livello di popolazione riceve la vaccinazione, il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere assimilabile tra i vaccinati e non vaccinati. C’è da sottolineare che si parla, appunto, di numeri assoluti e non di incidenza. Il rapporto tra numero di casi e totale della popolazione sarebbe infatti il calcolo più idoneo per una simile analisi. Come riportato da La Verità, il fatto che con l’aumento delle vaccinazioni aumentassero anche i casi di Covid viene ora certificato dalla stessa Pfizer-Biontech, produttrice numero uno al mondo dei vaccini contro il coronavirus, in un documento ufficiale ma riservato, datato maggio 2021.
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Il documento “riservato” di Pfizer
La delucidazione arriva dalle parole contenute nella pagina n. 8 della relazione, dove si legge chiaramente il motivo di tale avvenimento: «Le valutazioni cliniche di laboratorio hanno mostrato una diminuzione transitoria dei linfociti che è stata osservata in tutti i gruppi di età e di dose dopo la dose che si è risolta entro circa 1 settimana». Dunque, si registra un calo immunitario transitorio di globuli bianchi preposti alle difese immunitarie. A questo punto, durante il picco dei contagi, questo calo può certamente aver causato l’aumento delle casistiche di positività, malgrado le continue e cieche rassicurazioni degli esperti sull’efficacia del vaccino. Peccato che, nella letteratura scientifica, le persone che risultano infette dopo essersi vaccinate, vengano definite come “breakthrough cases”. Evidenze peraltro ben note alla casa farmaceutica che, durante le sperimentazioni di fase 2 e 3 condotte per ottenere l’approvazione dei vaccini, aveva già registrato tali reazioni.
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Roba da complottisti
Come spesso accade, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Eppure l’analisi dei numeri non è poi così complicata: era sotto gli occhi di tutti il sensibile aumento di casi in concomitanza della vaccinazione massiva. Si possono trovare in rete tonnellate di gigabyte di materiale audiovisivo con le denunce di simili situazioni in tutto il globo, peccato che la narrazione a senso unico abbia fatto sì che chiunque osasse porre dei dubbi sul sacro siero venisse automaticamente etichettato come uno “sporco complottista no vax”. Ma il tempo è galantuomo.
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