Dark web, ovvero il lato oscuro della rete. Un termine che sentiamo usare spesso e dietro il quale sembrano nascondersi pericoli inimmaginabili, da contenuti di ogni tipo (dalla violenza alla pornografia più esplicita) alla possibilità di acquistare prodotti potenzialmente pericolosi, persino armi ed esplosivi. Ma cosa significa, davvero, questa espressione? E cosa si cela in questo mondo Alessia Cruciani, che sulle pagine del Corriere della Sera ha intervistato l’esperto di sicurezza informatica Massimiliano Brolli. Che ha fatto, innanzitutto, una precisazione: “Il mondo di Internet si divide in tre spazi: clear web, deep web e dark web. Il primo è tutto il mondo indicizzato. Quello che usiamo quotidianamente quando ci colleghiamo e, tramite Google o altri motori di ricerca, raggiungiamo i siti che ci interessano”. La parte non indicizzata, invece, è il deep web. (Continua a leggere dopo la foto)
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Del deep web “fanno parte, per esempio, tutte le reti intranet aziendali, i siti governativi, i siti privati universitari. Infine, c’è il dark web, accessibile solo tramite un browser particolare: si chiama TOR Browser per la rete chiamata Onion e garantisce grande anonimato. C’è una cifratura tale da non permettere il riconoscimento dell’utilizzatore. Infatti si chiama Onion perché, come in una cipolla, ci sono tanti strati di cifratura a proteggere le comunicazioni”. (Continua a leggere dopo la foto)
Dove c’è anonimato, ovviamente, prolifera anche il crimine. Queste reti nascevano inizialmente con intenti positivi e sono tuttora utilizzate anche da attivisti politici, giornalisti che lavorano a inchieste, servizi segreti e agenzie di sicurezza. Per navigare è sufficiente scaricare il programma Tor. Poi, via alle ricerche. Si possono comprare anche droghe o armi, ma “trattandosi di criminali, molti siti sono fake”. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra le tante cose che si possono acquistare, ha spiegato Brolli, anche i dati sensibili in possesso ad aziende “bucate” da hacker esperti: “Violano i sistemi e chiedono il riscatto da versare entro un certo limite di tempo (sul sito appare anche il countdown). Se entro quella data non ottengono i soldi, possono scegliere se pubblicare i dati o metterli all’asta”. Tra le informazioni in rete, per esempio, quelle dei clienti di una nota catena di supermercati, ma anche documenti rubati dai pc di alcuni dipendenti pubblici.
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