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Covid, cosa ci dicono davvero i numeri: cos’è cambiato rispetto a marzo

Pubblicato il 16/10/2020 13:18

Siamo davvero in una situazione drammatica, paragonabile a quella vissuta nei mesi scorsi quando l’unica soluzione possibile era stata il lockdown per il Paese? No, non è così, nonostante qualcuno voglia farcelo credere. Cercare affinità tra la prima e la seconda ondata, piuttosto che le differenze, è diventato ormai sport comune a tante testate e opinionisti. Ma a ben guardare, i confronti con i dati lo scorso marzo, pubblicati in queste ore dal Corriere della Sera, ci dicono delle cose ben diverse. A partire dal modo con cui abbiamo imparato ad affrontare la malattia.

Covid, cosa ci dicono davvero i numeri: cos'è cambiato rispetto a marzo

Innanzitutto, bene chiarirlo per quanto possa sembrare scontato, il boom di positivi deve preoccupare ma va letto anche a fronte dei maggiori controlli. L’Italia delle ultime 24 ore ha registrato 8.804 nuovi casi di Covid, il 21 aprile erano 6.557 in uno dei giorni più drammatici della scorsa primavera. Ma il numero di tamponi effettuato è drasticamente aumentato, nel frattempo: 163 mila contro i 26 mila di quel giorno. Per capire le differenze tra le due situazioni, quella passata e quella attuale, un dato molto più significativo è quello del tasso di positività, ovvero il numero di tamponi positivi sul totale di quelli effettuati: ad aprile era del 25%, oggi è il 5,2%.

Covid, cosa ci dicono davvero i numeri: cos'è cambiato rispetto a marzo

Diversa anche la situazione negli ospedali: il 21 marzo i ricoveri erano 17.708, nelle ultime 24 ore il dato si è fermato a 5.796, più o meno un terzo. In terapia intensiva c’erano 2.857 persone, al momento sono 586, un quinto. E se è vero che secondo diversi virologi questo non significa che il virus sia diventato meno pericoloso rispetto a quello in circolazione negli scorsi mesi, sicuramente a fare la differenza sono le modalità diverse con cui l’Italia oggi lo sta affrontando. Secondo Giorgio Palù, presidente dell’associazione virologi, “abbiamo imparato a capire i sintomi e usare meglio i farmaci per impedire che il paziente vada in rianimazione”.

Covid, cosa ci dicono davvero i numeri: cos'è cambiato rispetto a marzo

A migliorare è anche la capienza complessiva dei reparti di terapia intensiva: il 20 marzo il tasso di saturazione (occupancy) era del 52%, oggi si ferma all’8%. I decessi, nonostante il dato sia peggiorato nel corso delle ultime settimane, sono comunque meno rispetto al passato: il 21 marzo erano 793, nelle ultime ore 83. Numeri, questi, figli anche del fatto che la popolazione contagiata oggi è più giovane, con l’età media dei positivi scesa a 42 anni rispetto ai 65 del passato.

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