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“In italia le aziende investono più in tangenti che innovazione”. Corruzione, l’allarme del procuratore di Milano Francesco Greco

Pubblicato il 22/10/2019 17:12

Il procuratore di Milano Francesco Greco lancia un allarme che deve far riflettere, e molto. “A Milano siamo pieni di procedimenti per corruzione internazionale e vediamo gli effetti negativi, sia nei confronti degli Stati vittime sia nei confronti delle nostre imprese che invece di investire in innovazione, investono in tangenti“. Quello che emerge, dunque, è che le aziende italiane puntano più sulle tangenti che non sugli investimenti.

Francesco Greco ha puntato la lente d’ingrandimento su questa sciagura durante la presentazione del bilancio di responsabilità sociale 2018 degli uffici giudiziari milanesi.

Un altro dato che emerge, è che la corruzione non riguarda solo il nostro Paese. Spiega Greco: “A livello internazionale, al colonialismo si è andata via via sostituendo la corruzione che ha sostenuto regimi corrotti e dittatoriali, depredando per pochi spiccioli le risorse dei Paesi a scapito dello sviluppo democratico, economico e sociale di intere popolazioni mantenute a livello di povertà e costrette ad emigrare per fame”.

La politica delle tangenti “sui grandi monopoli di risorse, infatti – spiega ancora – non esprime soltanto un contratto occulto che lega corrotti (rappresentanti e ministri di governi) e corruttori (dirigenti di società multinazionali). Tale sistema, in altre parole, non si limita a danneggiare il loro business o la loro reputazione, ma costituisce un meccanismo consolidato che incide direttamente o indirettamente sulla popolazione dei Paesi coinvolti, razziandone le risorse necessarie allo sviluppo socio-economico e peggiorandone, di conseguenza, le condizioni di vita”.

“A questo circolo vizioso, che l’attività della Procura è impegnata, nell’ambito delle proprie competenze, a combattere – conclude Greco – si fa riferimento con la cosiddetta maledizione delle risorse“.

Francesco Greco è sempre stato in prima linea per la guerra all’evasione. In estate aveva denunciato la presenza di circa 200 miliardi di euro nelle cassette di sicurezza.

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