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Conte sapeva ed ha secretato tutto. Coronavirus, la prova schiacciante

Pubblicato il 31/08/2020 12:07 - Aggiornato il 31/08/2020 13:29

Il governo aveva tutte le informazioni in mano per poter agire tempestivamente, ma non ha fatto altro che archiviarle o peggio segretarle nel cassetto, senza curarsi della gravità delle conseguenze mostrate dai dati. 

Uno studio consegnato già il 12 febbraio al Comitato tecnico scientifico avvertiva che il virus avrebbe fatto tra i 60mila e i 120mila contagi e che ci sarebbero stati tra i 35mila e i 60mila morti. E soprattutto evidenziava chiaramente la criticità riguardante il numero -carente- di terapie intensive necesarie per far fronte alla situazione.

L’analisi, firmata da Stefano Merler, 51 anni, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, basava le previsioni sull’andamento dei contagi in Cina. Entrambi gli scenari prospettati erano indiscutibilmente sufficienti per mettere in allarme tecnici e politici, con l’indice dei contagi R0 cioè a partire da un solo infetto, si arrivava o a un 1 milione di contagi o ben a 2 milioni. Merler aveva lanciato l’allarme sul numero dei posti letti nelle terapie intensive: “nel momento di picco ci sarebbe stato un gap di circa 10mila letti nei reparti”. Il ricercatore fin da subito aveva messo le cose in chiaro: “È una cosa seria, anzi serissima”.

Lo studio scientifico e le avvertenze non sono bastate per far scattare la leva dell’azione del governo e quel che è peggio è che il tutto è stato secretato. La conoscenza di tale documento è stata resa possibile grazie all’intervento del quotidiano la Repubblica, la quale è riuscita ad averne l’accesso in seguito a numerosi ostacoli posti dal ministero della Salute e dalla Protezione civile. 

Il governo deve dare spiegazioni. Questa volta la giustificazione, utilizzata smisuratamente in altre occasioni, della necessità di non diffondere il panico non è assolutamente accettabile. L’esecutivo aveva il dovere di intervenire e di pianificare sulla base dell’analisi scientifica, tra le altre cose, richiesta dallo stesso Istituto Superiore di Sanità.