Il più grande produttore di acciaio del mondo, con quasi 80 miliardi di euro fatturati ogni anno e impianti in oltre 60 Paesi. Sulla bocca di tutti, in Italia, in questi giorni complicati, con il caso ex Ilva a occupare le prime pagine dei giornali. A capo della ormai celebre ArcelorMittal, la società che minaccia da settimane il governo di abbandonare, c’è Lakshmi Mittal, indiano, considerato uno degli uomini più ricchi del pianeta (per Forbes ha un patrimonio di circa 12-13 miliardi di euro).
Il nome Arcelor deriva invece dall’acquisizione del gigante dell’acciaio franco-spagnolo, portata a termine nel 2006 per circa 30 miliardi di euro. ArcelorMittal uscì dall’operazione come il più grande produttore di acciaio del mondo ed è oggi una multinazionale che opera ovunque, con impianti in Messico, Canada, Algeria, Brasile e via dicendo. Stando a quanto racconta il Sole 24 Or, Mittal controlla la società attraverso sei trust con sede nell’isola di Jersey, sorta di piccolo paradiso fiscale nel Canale della Manica. I trust hanno i nomi di metalli: Platinum, Gold, Silver, Chromium, Americium, Osmium e Titanium.
Ma, aggiunge il Sole, i Trust sono l’ultimo anello di una lunga catena di fiduciarie e holding. L’azienda ArcelorMittal ha sede in Lussemburgo, altro Paese con un regime fiscale vantaggioso. Il sito francese MediaPart ha insistito più volte sulle modalità con cui la società evita di pagare le tasse, documentando anche le le accuse di evasione ricevute dal colosso in Ucraina e Bosnia, oltre a quelle di violazioni ambientali.
Anche in Francia ArcelorMittal era stata al centro di vibranti polemiche. Di fronte alla minaccia dell’azienda di chiudere due forni a Florange, nella regione industriale della Lorena, e licenziare 629 lavoratori, il ministro del lavoro transalpino Arnaud Montebourg aveva tuonato, categorico: “Non vogliamo ArcelorMittal in Francia perché ArcelorMittal non rispetta la Francia”. A questi signori, secondo i sovranisti, l’Italia dovrebbe stendere un tappeto rosso.
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