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La sorpresa nel decreto fiscale: 350 milioni di euro per salvare Alitalia dopo l’ennesimo rinvio della vendita

Pubblicato il 18/10/2019 14:31

Arriva attraverso il decreto fiscale, il prestito ponte per Alitalia. Al contrario di quanto dichiarato solo pochi giorni fa dal ministro per lo sviluppo economico Stefano Patuanelli, il governo destinerà infatti altri 350 milioni all’ex compagnia di bandiera. La cifra appare al momento all’articolo 52 della bozza del provvedimento: dunque, nonostante le smentite, l’esecutivo è intervenuto per mettere in sicurezza la società che è in gravi difficoltà finanziarie, non ha ancora un piano di salvataggio e impiega 11.500 persone.

“Ancora una volta lo Stato mette mano al portafoglio su pretesa di soggetti privati che neanche si sono formalmente impegnati ad acquistare la compagnia – spiega Antonio Amoroso, segretario nazionale Cub trasporti – Inoltre il denaro sarà affidato ai commissari che hanno finora dilapidato il prestito da 900 milioni senza fornire dati certi sul bilancio dell’azienda. Qui stiamo parlando di soldi pubblici che potevano essere investiti per rilanciare l’azienda, non per tirare a campare prospettando, nonostante le smentite del ministro Di Maio, 2mila esuberi”.

La Cub invoca da tempo la nazionalizzazione dell’azienda per ristrutturarla e solo successivamente venderla spuntando un prezzo migliore. Un’idea lontanissima dalle intenzioni del governo. Nella bozza del decreto fiscale, l’esecutivo spiega che il “finanziamento a titolo oneroso di 350 milioni di euro, della durata di sei mesi” servirà “per consentire di pervenire al trasferimento dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia – Società aerea italiana spa- in amministrazione controllata e alle altre società del medesimo gruppo anch’essere in amministrazione straordinaria, con decreto del Ministero dello sviluppo economico e delle finanze”.

Con questo prestito scatteranno anche gli interessi, congelati invece per il finanziamento ponte da 900 milioni che la società ha incassato tempo fa. Inoltre, esattamente come il precedente prestito, la cifra in questione sarà in “”prededuzione, con priorità rispetto ad ogni altro debito della procedura, entro sei mesi dall’erogazione e, in ogni caso, entro 30 giorni dall’intervenuta efficacia della cessione dei complessi aziendali”. Una formula simile a quella utilizzata per il prestito ponte da 900 milioni, su cui Bruxelles ha aperto un’indagine per verificare che la somma non sia un aiuto di Stato suscettibile di alterare la concorrenza sul mercato.

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